"Quegli attacchi a mio padre poi un’avventura bellissima"

Cinzia,la figlia del Ct Enzo Bearzot, alla mostra “Segrate ai tempi di Pablito”. Lo stadio dove giocò la Nazionale dell’82 sarà intitolato a Paolo Rossi

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di Alessandra Zanardi

C’erano anche Fulvio Collovati, uno dei campioni del Mondiale del 1982, e la figlia di Enzo Bearzot, Cinzia, a tenere a battesimo la mostra "Segrate ai tempi di Pablito", inaugurata alle 12 di ieri nel centro civico di 25 Aprile, dove l’excursus fotografico resterà a disposizione del pubblico fino al 31 luglio. Nata da un’idea di Massimo Veronese, l’esposizione racconta l’insolita trasferta segratese della Nazionale di calcio che - fresca del titolo mondiale conquistato tre mesi prima in Spagna - nell’autunno di quarant’anni fa, in vista del match Italia-Cecoslovacchia valido per la qualificazione all’Europeo, si trovò ad alloggiare al Jolly hotel di Milano 2 e ad allenarsi nel campo comunale di Segrate, allora nuovo di zecca.

Gli oltre cento scatti messi a disposizione dai fotografi Giorgio Passoni, Antonio Vaccarossa e Roberto Piovani narrano proprio quell’episodio inedito, quando atleti del calibro di Paolo Rossi e Dino Zoff calcarono il terreno dello stadio di via Primo Maggio. Un impianto che attualmente è intitolato alla battaglia di Pastrengo, ma presto, come annunciato dal sindaco Paolo Micheli, cambierà denominazione e sarà dedicato a Paolo Rossi e agli eroi del 1982. "Dopo 40 anni stiamo ancora festeggiando quella vittoria, che non è stata solo una conquista calcistica, ma ha contribuito a dare una scossa alla ripresa economica dell’Italia negli anni Ottanta. Ci sarebbe bisogno di un evento analogo adesso, dopo due anni di pandemia", sono le parole di Collovati. Se la Coppa del mondo è stata un’impresa corale, nell’immaginario collettivo sono rimasti soprattutto i volti di Paolo Rossi, "un ragazzo con qualità non comuni. Intelligente, goliardico, sempre solare", come spiega l’allora compagno di squadra Collovati, e dell’allenatore Enzo Bearzot, "che per me – prosegue l’ex difensore - è stato come un padre: non parlava solo di calcio, ma dei valori della vita. Aveva una grande umanità".

Eppure, l’impresa azzurra in Spagna non era partita nel migliore dei modi. "L’inizio è stato difficile, si pensava che i nostri se ne sarebbero tornati a casa. La stampa si era scatenata con attacchi, anche aggressivi, specie verso mio padre", racconta Cinzia Bearzot, che all’epoca aveva 26 anni. La svolta è arrivata con la partita contro l’Argentina, "da quel momento siamo entrati come in un’epopea, un’avventura straordinaria – continua la figlia dello scomparso c.t. -. Anche dopo quella vittoria, mio padre è rimasto una persona sobria. Mia madre mal sopportava la notorietà del marito, il fatto di non poter fare una passeggiata senza che qualcuno lo avvicinasse". Pensata anche per stemperare la delusione legata all’esclusione dell’Italia dai Mondiali del Qatar, la mostra è aperta tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18.30.

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