Quando il vandalo taglia il nastro e inaugura la M4

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Piero

Lotito

Lo sfregio più grande? Colpire prima che la situazione presa di mira prenda consistenza. Così hanno agito i vandali che si sono divertiti a imbrattare le carrozze della nascente M4 prima che il servizio venga inaugurato. C’è sempre una forma di viltà nel vandalismo, spesso perpetrato di nascosto, a notte fonda, quando si è sicuri di non essere visti. Anche stavolta gli imbrattatori non sono sfuggiti alla regola: hanno appunto aspettato la notte per aprire un varco nella recinzione del deposito di San Cristoforo e dividersi i compiti davanti ai due convogli in attesa di inaugurazione (il 26 novembre) per il servizio da Linate a piazzale Dateo. Otto vagoni, tutti deturpati dagli "artisti": dal filo ruota al tetto, finestrini compresi. Non è che l’ultimo episodio d’una tendenza di successo: Milano attrae i vandali come il miele le mosche, le quali com’è noto lasciano sempre un ricordino. Ma perché la metropolitana dovrebbe salvarsi da un flagello che imbruttisce tutta la città? I vandali preferiscono Milano perché qui hanno maggiori possibilità di passare per geniali artisti: l’ambiente è aperto, favorisce le sperimentazioni e rispetta la libera espressione. E garantisce una platea di "ascolto" come pochi altri luoghi in Italia. Senza contare che l’imbrattamento viene considerato poco più d’una monelleria, mica siamo in India, dove nei giorni scorsi quattro nostri connazionali sono stati rinchiusi in carcere per aver decorato due carrozze nuove della metropolitana di Ahmedabad. I writer (eccolo qui, il termine che nobilita il vandalismo) sono tornati liberi su cauzione, e chissà che l’esperienza indiana non li convinca a dirottare su Milano la loro vocazione di artisti, giusto per non correre altri rischi. Qui troverebbero carrozze della metropolitana e tram e autobus già opportunamente "graffitati" da cima a fondo a cura della stessa Atm, forse per scoraggiare la loro categoria. L’effetto è assicurato: il trucco non respinge del tutto i vandali, ma un po’ riesce a nascondere le loro opere. I viaggiatori? Diciamolo: alquanto spaesati nel mettere piede sul pavimento dipinto a foglie secche e nel cercare la porta mimetizzata da un bosco autunnale.

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