Quando il mondo si raccontava per averlo visto

Claudio

Negri

Avete presente l’Ayers Rock, quel monte di arenaria rossa nel cuore dell’Australia? Be’, il suo nome aborigeno è Uluru . Dal Neolitico. Ero lì due anni fa, una comitiva di donne inglesi lo stava scalando e mi ero aggregato. Facevo battute per stemperare l’asprezza della salita, lì si rischia l’infarto. Vedrete, fra qualche anno vieteranno le scampagnate: così Uluru tornerà alla sua antica parrocchia. Comunque sia, le inglesi ridevano di gusto: mi avevano preso, figuratevi, per un tedesco, pilota d’aereo. Ansimando si dicevano l’una all’altra: “Ma che simpatico questo tedesco, sembra italiano...”. Lo slargo dell’Adda a Cassano era un bel rifugio: i ghiri, destissimi e vispi, zampettavano per le travi di un rustico, di sabato sera si imbandivano cene cospicue tra canoisti, avventizi e belle ragazze (canoiste o avventizie). Poi si beveva e si cantava e si morosava nella tenebra verde della riva. Quella sera, però, il tipo dell’Ayers Rock aveva tutta l’attenzione per sè e per le sue parole: raccontava, lento ma inquieto, come la corrente del fiume femmina, di posti lontani e di tempi imperfetti, di un mondo così vicino e immediato specie se voli da una zolla continentale all’altra. Un racconto a scatti fotografici e a salti di tempo, luogo e azione. La tavolata ascoltava. “Lo swahili? A volte è intuitivo: pensate, c’e un modo per dire “giù” ed è “kini”... sembra chini, chinati. Facile no?”. Facile non era, vent’anni prima di Internet e di Wikipedia. Raccontare il mondo, vuoi anche in riva all’Adda, voleva dire averlo visto. O quantomeno averlo letto sui libri di geografi vagabondi o di cronisti dell’avventura, con l’ausilio di opuscoli turistici o di film-documentario. Non era, quello narrato in modo così plausibile, un racconto copia e incolla. Quel sedicente pilota-paroliere forse era davvero un viaggiatore. E narratore consapevole anche senza brevetto di volo. L’ultimo ramingo si era intanto dileguato in una pausa di silenzio. “Ma lo conoscevate voi, quel bel tipo lì?” chiesero le ragazze. “No, pensavamo fosse un vostro amico”, Voci già disperse per il buio verde della riva.

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