Rientro a scuola, la protesta: "Siamo stanchi di essere presi in giro"

Proteste no-stop con studenti e genitori compatti. Pc spenti tra i ragazzi: monta lo sciopero della Dad. Docenti vicini, ma nelle ore buche

Manifestazione contro la Dad

Manifestazione contro la Dad

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Milano, 12 gennaio 2021 - Braccia incrociate, pc e tablet spenti: nel giorno del “rientro in classe sfumato” gli studenti proclamano lo sciopero della Dad. Erano un centinaio ieri mattina ai piedi di Palazzo Lombardia con la Rete degli Studenti di Milano. Ha “scioperato” simbolicamente anche qualche prof, che si è unito alla protesta ma nelle ore buche. «La didattica a distanza, salvo assenza della classe al completo, andava comunque garantita perché non è stato indetto uno sciopero della categoria», ricordano i sindacati. Megafono nelle mani dei ragazzi, un’unica richiesta: «Ascoltate chi vive la scuola: vogliamo tornare sui banchi». Nella stessa piazza, una manciata di ore dopo, monta la protesta: «Siamo stanchi e rassegnati». Così studenti, docenti e genitori “armati” di striscioni e cartelli si sono ricompattati, rispondendo alla chiamata del movimento Priorità alla Scuola e dell’Unione degli Studenti, contro la decisione di posticipare il rientro in aula per le scuole superiori al 24 gennaio.

Il freddo non ha bloccato i manifestanti, ancora più numerosi dopo giorni di presidi no-stop. «La scuola è essenziale»; «Niente scuola per loro? Niente voto per voi» e «Non l’avete ricostruita voi lo faremo noi»: si legge sui manifesti. «Rivendichiamo gruppi classe più ristretti e più spazi, per garantire assunzioni contro il precariato, qualità didattica e sicurezza sanitaria – ha spiegato Ludovico Di Muzio dell’Unione degli studenti Lombardia -. Tornare a scuola deve significare garantire la salute di tutta la cittadinanza: ci servono tamponi regolari, tracciamento, sistemi di areazione e purificazione dell’aria, presidi medici e termoscanner». Ennesima occasione persa per tornare in aula, secondo Ludovico Ottolina, rappresentante degli studenti del liceo scientifico Einstein: «Vogliamo poter fare lezione come la stanno facendo i nostri compagni in altre regioni. Non è sicuramente la scuola il problema ma lo è la disorganizzazione delle istituzioni». 

In piazza anche Ilaria Mazzei, mamma di due figli che da quasi un anno non vedono la scuola: «Mi sono trasferita in Lombardia dalla Toscana dieci anni fa pensando di trovare una regione all’avanguardia, questa emergenza ha mostrato tutte le sue fragilità. I miei figli passano tutto il giorno in pigiama, non fanno più sport, ogni hobby fuori casa è vietato e non vanno neppure a scuola. È vita questa?». Le ha fatto eco Chiara Ponzini, portavoce milanese del comitato Priorità alla scuola: «Solamente in tre regioni d’Italia le scuole superiori ieri hanno riaperto. Tra queste non c’è la Lombardia perché tutte le promesse non sono state mantenute, siamo stanchi di essere presi in giro».

 

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