Lolita adesso si vende su Facebook. Ma i veri spregiudicati sono gli adulti

Milano, la caccia agli uomini pronti a comprare i giovani per 20 euro di AGNESE PINI

Prostituzione minorile

Prostituzione minorile

Milano, 27 gennaio 2016 - "Faccia una prova. Metta la foto di una teenager carina sul profilo Facebook. Vedrà in quanti la contatteranno nel giro di un’ora. Non ci potrà credere". Milano, Ufficio minori della Questura. Da qui passano alcuni dei fascicoli più dolorosi e controversi di una città in cui il mercato del sesso minorile si nutre di luoghi ormai tradizionali come l’Ortomercato o piazza Trento. Ma che prevede anche variazioni sul tema decisamente attuali: dall’inchiesta del gennaio scorso sulle teenager che sognavano la celebrità e che invece finirono a fare le escort sotto l’egida del sedicente pr Silvio Polettini, fino al caso delle «ragazze doccia», le liceali che si vendevano nei bagni per pochi spiccioli. Se a Roma è il procuratore aggiunto Maria Monteleone a lanciare l’allarme – "i procedimenti penali legati alla prostituzione minorile sono passati da 31 nel 2012 a 191 nel 2014" – a Milano è la collega Annamaria Fiorillo (la pm diventata famosa per il caso Ruby) che deve spesso destreggiarsi sullo stesso scivolosissimo terreno. In cui il ruolo dell’inquirente diventa assai delicato. E in cui le doti umane contano quanto quelle inquisitorie. Così, per cercare di capire chi siano queste, questi, baby squillo è da qui che bisogna partire, dalle parole di un investigatore: "Maschi e femmine non fa differenza. La classe sociale neppure. Idem la famiglia, la nazionalità, il livello culturale".

Non regge l’immagine stereotipata – spesso sessista – della ninfetta un po’ spregiudicata, un po’ "gioventù-bruciata", un po’ "malata di consumismo", che si vende senza scrupoli per una borsa firmata, per un jeans alla moda. "Non solo non regge, è fuorviante. Perché è sempre l’adulto a fare il primo passo, a corrompere".

Nel Paese che detiene il primato assoluto per la pratica del turismo sessuale, esiste dunque un vero e proprio sistema sommerso di uomini adulti che vanno a caccia di profili sui social network. Esattamente come faceva Claudio Tonoli con le sue vittime di Collebeato. Anche stavolta contano poco o nulla le differenze sociali o culturali degli adescatori. La tecnica è spesso la stessa, "come se esistesse un vademecum occulto dell’approccio". L’adulto si mostra "amichevole, capace di capire i bisogni o i problemi dell’adolescente". Le proposte sessuali, l’offerta economica arrivano "quando il livello di fiducia è consolidato". Cadere nella trappola non è così difficile. Uscirne invece è quasi impossibile. "A volte sono gli stessi ragazzini a coinvolgere i coetanei: da vittime diventano carnefici. Perché si fanno soldi facili e non sempre i teenager hanno la percezione della gravità di ciò in cui si cacciano". Insomma: "Più che una gioventù bruciata, questa è una gioventù senza consapevolezza".

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