Guerra in Ucraina, un piano per l'accoglienza dei profughi: alloggi e Covid hotel

Vertice in Prefettura: appello ai Comuni per reperire appartamenti e ricognizione delle strutture usate per la pandemia

Profughi dall'Ucraina

Profughi dall'Ucraina

La rete milanese si organizza per accogliere i profughi che arriveranno nei prossimi giorni dall’Ucraina. Il primo incontro per allestire la macchina è andato in scena nel tardo pomeriggio di ieri a Palazzo Diotti: al vertice, presieduto dal prefetto Renato Saccone, hanno partecipato la vicesindaco Anna Scavuzzo, gli assessori Lamberto Bertolè (Welfare) e Marco Granelli (Sicurezza) e rappresentanti di Regione Lombardia, Città metropolitana, Conferenza dei sindaci e Ufficio scolastico regionale. "Nel corso della riunione – si legge nel comunicato diffuso in serata da corso Monforte – è stato chiesto alla Città metropolitana e alla rete dei sindaci dei distretti sociosanitari di svolgere un coordinamento attivo sui territori delle associazioni del Terzo settore per reperire strutture dedicate a nuclei familiari di profughi ucraini". Tradotto: la priorità è reperire appartamenti adatti a ospitare soprattutto donne e bambini, che non possono trovare assistenza in strutture medio-grandi. Insomma, si dovrà lavorare nel solco di quanto già fatto con i profughi afghani, tenendo ben presente che la maggiore richiesta arriverà "per nuclei familiari e non per persone singole".

Tre le tipologie di persone che arriveranno nelle prossime settimane. Dei bambini con problemi di salute, già inseriti in circuiti di assistenza sull’asse Italia-Ucraina, dovrebbero occuparsi le associazioni specializzate, che hanno il know how necessario per seguirli nel migliore dei modi. Poi ci saranno i ricongiungimenti familiari, la quota verosimilmente più consistente, visto che la comunità gialloblu all’ombra della Madonnina è la più nutrita in Italia con circa 30mila presenze tra città e hinterland. In questo caso, considerato che spesso le persone che vivono stabilmente qui sono donne che lavorano e abitano nelle case dei cittadini che assistono, è verosimile che chi attende una figlia, una sorella o una nipote non abbia spazi a disposizione per tenerli con sé. Due le strade. La prima: l’accoglienza diffusa, magari reperendo posti negli alberghi diventati Covid hotel (verrà fatta una rapida ricognizione nelle prossime ore) nella fase più difficile della pandemia. La seconda: sostenere con incentivi ad hoc l’eventuale generosità dei padroni di casa, disponibili ad accogliere i nuovi arrivati per un tempo definito. E infine bisogna tener conto degli arrivi spontanei, anche se la sensazione è che si tratterà di una netta minoranza. Intanto, proprio ieri, stando a quanto risulta, è arrivato il primo nucleo familiare in fuga dall’Ucraina, e ha trovato momentaneo ricovero nel centro di via Aldini.

Il sindaco Giuseppe Sala, in mattinata, anticipava che "in primis arriveranno minori fragili e con disabilità, poi bisognerà occuparsi dei ricongiungimenti familiari" e lanciava un appello: "In questo momento più che cibo e vestiti, servono donazioni in denaro per gli enti e le associazioni che conoscono la realtà ucraina". L’assessore Bertolè, infine, sottolinea: "Milano farà la sua parte, come sempre quando ci sono delle crisi che richiamano tutti alle proprie responsabilità".

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