Una Tosca mai sentita, il regalo di Chailly: ecco gli 8 brani tolti dopo la Prima del ’90

Esecuzione in toto della nuovissima edizione critica di Roger Parker. "Non significa imporre una versione come superiore a quella consueta, ma ampliare la conoscenza"

Riccardo Chailly

Riccardo Chailly

Milano, 7 dicembre 2019 - La Tosca che ascolteremo questa sera ha caratteristiche particolari date dalla decisione di eseguire in toto la nuovissima edizione critica di Roger Parker, che include diversi brani espunti da Puccini nel passaggio dalla prima romana del 14 gennaio 1900 a quella scaligera di due mesi dopo. Il maestro Riccardo Chailly ha descritto con evidente convincimento queste battute inedite, precisando subito che «l’edizione in scena oggi non toglie neppure una battuta alla Tosca che tutti conosciamo, ma ne aggiunge qualcuna che Puccini, spesso così incline ad accogliere suggerimenti esterni da sfiorare spesso l’autolesionismo, ha creduto di eliminare ma che ritengo sia utile conoscere».

Si tratta di «otto angoli di sorpresa», come li definisce Chailly prima di descriverli. 1 - Alcune battute allargano la conclusione del duetto ToscaMario al prim’atto, subito prima di “ma falle gli occhi neri”. 2 - Nel Te Deum c’è uno sviluppo melodico ulteriore in un passaggio privo del raddoppio degli ottoni, col coro che canta a cappella e un maggiore rilievo conferito a Scarpia. 3 - Nella scena della tortura, Spoletta ha un breve, ulteriore soliloquio in sillabato sempre sulle parole latine del Dies irae 4 - Al termine del “Vissi d’arte”, al conclusivo “così” s’allaccia senza soluzione di continuità una coda in cui si riavvìa con grande naturalezza il colloquio tra Tosca e Scarpia (“bada, il tempo passa veloce”), il tema del quale compare distorto in sonorità sommesse. 5 - Al “Tosca, finalmente mia…ah”, quando esattamente su quel “ah” Puccini prescrive l’affondarsi della lama nel petto di Scarpia, Puccini aveva scritto 14 concitatissime battute di sapore nettamente espressionista, la cui sconcertante modernità penso sia del massimo interesse conoscere. 6 - Espressamente prescritto il canto (undici re gravi) anziché il declamato al celebre “E avanti a lui tremava tutta Roma”, così come cantato è “Quanto?...Il prezzo”, quest’ultimo diverso perché originariamente portato al la acuto anziché un’ottava sotto. 7 - Quando Tosca si getta sul cadavere di Mario, al “finir così” ci sono diverse battute che riprendono il tema di “lucean le stelle”. 8 - Subito dopo, allorché Tosca si getta dagli spalti di Castel Sant’Angelo, esplodono in orchestra 12 battute che svilupp ano quello stesso tema raddoppiando la durata conclusiva”.

Infine, va tenuto presente che l’edizione critica impone un ripensamento capillare di tutto quanto riguarda tempo, dinamica, fraseggio interno. Sono cambiamenti che modificano l’atmosfera dell’opera? Chailly ribadisce quanto ha sempre sostenuto, ovvero che “il riproporre la prima stesura di un testo pucciniano non significa imporre una nuova versione come superiore a quella consueta: semplicemente, amplia la conoscenza del suo modus operandi e aggiunge un ulteriore tassello alla straordinaria costruzione diciamo così atmosferica di un’opera tratto importante della quale è una costante compresenza interno-esterno, che genialmente crea una suggestione di interno come prigione claustrofobica, e di esterno come espressione di libertà. Pensiamo al succedersi sempre diverso del suono esterno delle campane; allo strumentale dell’esterna Gavotta (il cui tema Puccini prese a prestito dal fratello Michele), che sembra grande ed è costruito genialmente solo con flauto arpa e viola; alla Cantata esterna con la voce di Tosca; a quello straordinario esterno che è l’alba romana in apertura del terz’atto, là dove il linguaggio di Puccini è così simile a quello d’un Mahler che aveva appena terminato la sua Terza Sinfonia”.

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