La farina costa il 50% in più, sale anche il prezzo del pane

Nelle zone popolari di Milano alcuni forni propongono i "prezzi calmierati"

Pane

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Una crescita di prezzi delle materie prime (e dell’energia) che dura da mesi. Esacerbata dal nuovo conflitto che coinvolge Russia e Ucraina, rispettivamente il primo e il quarto attore del commercio mondiale di grano. Secondo l’Unione Artigiani nelle ultime due settimane i costi delle farine di grano tenero proveniente dalle campagne ucraine sono già cresciuti del 40-50%. "Non sappiamo cosa succederà nei prossimi mesi, speriamo che la situazione da tragica non diventi apocalittica. I rincari delle farine sono iniziati già dallo scorso luglio. Il prezzo della semola rimacinata, utilizzata per la preparazione del pane di grano duro, fino alla scorsa estate oscillava fra 68 e 70 centesimi al chilo, oggi è salito a 98 centesimi al chilo. Senza contare le super-bollette di elettricità e gas. A metà gennaio abbiamo dovuto per forza adeguare il listino, aumentando di 50 centesimi al chilo ogni tipo di pane" afferma William Marchese, titolare de "La casa del pane" di via Mar Nero, zona Bisceglie.

Però il fornaio proprio da ieri ha anche lanciato una proposta "calmierata": "Questa è una zona popolare, la crisi morde. Per questo abbiamo proposto il pane che richiede un po’ meno di lavorazione a 4,50 euro al chilo invece che 4,95. È finito quasi subito". La questione materie prime vale anche per le farine speciali, di cui fa ampio uso "Peter Pan Bakery" di via Vigevano. "Produrre il pane speciale mi costa 4 euro al chilo, un anno fa 2,70 euro al chilo ma non ho ancora ritoccato il listino, da 5 euro al chilo" assicura il titolare Davide Silini. "Ricorrere al grano autarchico? Non è la bacchetta magica che risolve tutto. La farina che arriva al Nord dai mulini pugliesi e siciliani è comunque soggetta a rincari a causa dell’incremento di benzina e gasolio che incide sulla voce trasporti". Matteo Cunsolo, presidente dell’Associazione Panificatori Milano e province di Confcommercio, ha invitato a tutti i panificatori "a mantenere inalterato il prezzo del "pane comune", ben consapevoli delle difficoltà che anche le famiglie stanno attraversando".

«Anche se la farina è salita del 50% e le bollette di gas e luce del 60%, al momento abbiamo escluso qualche ritocco del prodotto finale. Stiamo cercando di tenere duro, con prezzi da 4,50 euro al chilo" chiarisce Stefania Farina, titolare de "Il Forno" di viale Coni Zugna, aperto dal 1951. Nessun adeguamento per il momento anche in altro storico panificio, "Ticozzi" di via Amadeo, zona città Studi (con prezzi da 2,90 euro al chilo). "Ma non escludo un aumento quando arriveranno i nuovi contratti per le farine in estate. I rincari del grano sono un bel problema ma non l’unico: la produzione di pane cala del 5% ogni anno. Un po’ le nuove abitudini di consumo, soprattutto fra i giovani, un po’ le culture alimentari straniere hanno ridotto la sua presenza a tavola. Negli anni Ottanta producevamo 850 chili di pane al giorno, facendo servizio anche nelle scuole, nelle mense e negli ospedali, oggi ci limitiamo a sessanta chili" ricorda il titolare Roberto Ticozzi.

 

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