Pressapochismo Questa Italia non cambia mai

Alberto

Mazzuca

Dicono che il presepe della Regione Lombardia sia molto bello. E allora nonna e nipotino di 7 anni vanno a vederlo. Si trova al 35° piano del grattacielo Pirelli, a Milano, è sabato mattina e quel piano

è chiuso perché, scoprono i due, è il piano del presidente della Regione. Quindi nonna e nipote se ne tornano a casa, evidentemente per vedere quel presepe il ragazzino deve saltare un giorno di scuola.

Ancora una volta la spunta il pressapochismo italiano. Viviamo nel pressapochismo che significa, dice la Treccani, “agire con leggerezza“. Chi se ne frega se qualcuno vuole andare a visitare un

presepe di sabato...Chi se ne frega se si costruiscono case dove non dovrebbero esserci causando poi disastri come è successo a Ischia... Chi se ne frega se un ponte cade a Genova perché la manutenzione non è stata fatta... Chi se ne frega se il ponte sullo stretto di Messina finirà per costarci una barca di soldi quando avremo tanto bisogno di quei soldi per fare ben altre cose, come

tenere in piedi le aziende in difficoltà in questo momento di crisi economica e aiutare a trovare un lavoro che non sempre è a portata di mano... Insomma, a pochi giorni dal Natale, emerge la parte

peggiore della classe dirigente italiana. Chi se ne frega se i lavoratori dipendenti guadagnano il 10%

in meno rispetto al 2007. E si può continuare. La corruzione si è infiltrata anche nel Tar del Lazio, lo scandalo dell’Europarlamento vede in primo piano gli italiani, un guardasigilli vuol fare piazza pulita delle intercettazioni, dell’abuso d’ufficio

e di qualcosa ancora altro. Qui sta il problema: pressapochismo significa vivere senza principi, senza valori, senza ideali (cose diverse dalle ideologie). E senza ideali, scrisse anni fa Francesco Alberoni,

“a cosa si rivolge la spinta umana? Solo al potere e al denaro“. E Giovanni Sartori, altro grande maestro, aggiunse: “Senza ideali si passa alla ruberia. E al degrado della democrazia“.