Colpi in serie a Milano, telecamere e controlli: "Così incastriamo i predoni di orologi"

Ill dirigente della Squadra mobile Marco Calì: prima agivano i trasfertisti napoletani, ora un ventaglio molto più ampio. E anche il ricettatore diventa digitale: la merce rubata la si vende in chat

La gang di scippatori di orologi di lusso in azione a Milano

La gang di scippatori di orologi di lusso in azione a Milano

Una serie di colpi che ha fatto alzare ulteriormente il livello di attenzione. Una progressione di raid che evidenzia una veloce evoluzione della criminalità di strada e che richiede un cambio di strategia altrettanto rapido da parte della polizia. Sotto i riflettori, da alcuni mesi ormai, ci sono i predatori di orologi, che si muovono a caccia di Rolex, Patek Philippe e Audemars Piguet in diversi quartieri centrali di Milano (dal Quadrilatero della Moda alle vie più frequentate della movida) e con modalità differenti rispetto al recente passato. "Abbiamo notato una lieve recrudescenza del fenomeno, legata all’ampliamento del ventaglio di chi entra in azione", spiega Marco Calì, dirigente della Squadra mobile, che sotto il coordinamento della Procura e in stretta collaborazione coi colleghi del Commissariato Centro e dell’Ufficio prevenzione generale della Questura si sta occupando delle indagini sui blitz delle ultime settimane.

Dottor Calì, a cosa si riferisce quando parla di “ampliamento del ventaglio”?

"Se parliamo di rapine di orologi, prima questo genere di reato era territorio esclusivo dei trasfertisti napoletani, che giravano la città su scooter intestati a prestanome e con targhe false fin quando trovavano la vittima da depredare, quasi sempre associata a un’auto di lusso. Poi aspettavano il momento buono per afferrare il polso, infilare le dita sotto la cassa dell’orologio e strappare il cinturino. A questa tipologia se n’è aggiunta col tempo un’altra, quella dei franco-algerini, che pedinano le persone da derubare e le aggrediscono in due-tre, per poi scappare a piedi. Nell’elenco ci sono anche nordafricani e centrafricani che agiscono tra corso Como e via de Tocqueville: approfittano della minore capacità di reazione dei ragazzi reduci da una notte in discoteca, sono meno aggressivi e si muovono in gruppi di quattro-cinque, distraendo la vittima con abbracci, frasi senza senso e persino con balletti improvvisati. La novità dell’ultimo periodo è rappresentata da una quarta tipologia: gli accertamenti investigativi ci dicono che si tratta di giovani nordafricani, in città da poco e senza una dimora stabile, che si confondono nella folla del centro e colpiscono nel giro di pochi secondi, prendendo di mira i turisti nei pressi degli alberghi più noti o all’uscita dalle boutique. Prima si concentravano sulle collanine d’oro, ora puntano gli orologi, più redditizi da ricettare. L’ampliamento della platea a profili del genere, con scarsa conoscenza dei beni di cui si impossessano, è testimoniato anche da un altro aspetto: ci sono stati casi di rapine di cronografi di scarso valore, evidentemente scambiati per oggetti ben più costosi".

Anche i canali di ricettazione sono mutati?

"Le indagini hanno evidenziato in alcuni casi che alla figura “classica” del ricettatore – che affianca a un’attività lecita la compravendita di merce rubata – si è aggiunto un circuito che si sviluppa su chat con centinaia di iscritti: chi ha qualcosa da piazzare lo inserisce nel gruppo, come una bacheca virtuale".

Queste evoluzioni hanno richiesto un cambio di approccio anche da parte vostra?

"Le tecniche investigative restano le stesse, ma stiamo producendo uno sforzo maggiore per contrastare questo fenomeno. Gli agenti che coordino, che sono in costante contatto con i colleghi del commissariato Centro e dell’Upg, sono impegnati costantemente in servizi di pattugliamento a piedi e in borghese, sia per eventuali arresti in flagranza sia per identificare persone che hanno comportamenti sospetti; e in generale per avere la maggior conoscenza possibile di chi frequenta una determinata area della città. In secondo luogo, tanto della buona riuscita delle indagini passa dall’analisi dei filmati delle telecamere di videosorveglianza: più sono ad alta risoluzione e manutenute in maniera corretta, più si rivelano uno strumento formidabile per ricavare frame “puliti” che ci consentono di immortalare il rapinatore di turno. Stiamo lavorando pancia a terra e presto, d’intesa con la Procura, potrebbero arrivare sviluppi investigativi interessanti e risposte concrete e adeguate".

 

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