Giuseppina Giugliano e gli 8mila precari nella scuola a Milano: "Adeguare i salari"

L’analisi del segretario Cisl Scuola in città: lavoratori poveri e ceto medio vanno aiutati, i mezzi resi più economici

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L’inflazione continua a galoppare. Secondo l’Istat a dicembre l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto dello 0,3% su base mensile e dell’11,6% su base annua (da +11,8% del mese precedente). "Il caro-vita si sta mangiando i salari – lancia l’allarme Massimiliano Sambruna, segretario generale della Cisl Scuola milanese –. Adeguare gli stipendi al tasso reale d’inflazione è una mossa non più rinviabile, nel settore scolastico e non solo. Poi bisogna inaugurare nuove politiche abitative. E anche stabilizzare il personale: a Milano, fra docenti e Ata, c’è un esercito di 8mila precari pari al 35% dell’organico scolastico, in Lombardia il numero sale a 23mila. Decisamente troppi". Il sindacalista è rimasto colpito dal caso di “pendolarismo estremo“ di Giuseppina Giuliano, l’operatrice scolastica di ruolo (assunta a tempo indeterminato) che quotidianamente affronta la trasferta in treno su alta velocità da Napoli a Milano perché dice di non potersi permettere - col suo stipendio mensile dichiarato di 1.165 euro - né un appartamento e neppure una stanza singola sotto la Madonnina. Gli insegnanti della scuola dell’infanzia e delle elementari, a inizio carriera, superano di poco i 1.250 euro. Un po’ più alto lo stipendio di un insegnante delle superiori che a inizio carriera guadagna circa 1.350 euro netti, più o meno lo stesso di un docente delle medie.

Secondo i calcoli fatti dal sindacato Anief "docenti e Ata con 25 mila euro medi lordi annui sono i meno pagati della pubblica amministrazione. Tra il 2022 e il 2023 l’inflazione sarà aumentata del 15%, quindi il lavoratore della scuola alla fine di quest’anno si ritroverà impoverito di oltre il 10 per cento".

Una stangata che diventa insostenibile se si lavora nella metropoli lombarda che sembra ispirarsi al “modello Manhattan“. "Ci sono enormi difficoltà in tutto il ceto medio milanese e il rischio è che una parte scivoli nella schiera già nutrita dei lavoratori poveri. Non credo però che la soluzione sia quella delle gabbie salariali, per recuperare la perdita di potere d’acquisto bisogna alzare le retribuzioni di tutti i comparti. Ad oggi per un collaboratore scolastico o un insegnante permettersi una casa tutta per sé è Milano è difficilissimo. Se parliamo di affitti credo che sia necessario un intervento da parte dello Stato perché ponga un tetto alla crescita esorbitante dei canoni che è iniziata subito dopo le fasi più dure del Covid, agevolando i proprietari che affittano in regola a prezzi calmierati con un robusto credito fiscale. Poi, anche se nessuno ne parla, oltre al recupero del patrimonio sfitto di case popolari, bisognerebbe puntare su nuove costruzioni".

Una prospettiva che però sarebbe di lungo termine. "Più immediata come soluzione – suggerisce il sindacalista - è l’abbassamento delle tariffe dei mezzi pubblici. Perché è vero che esistono soluzioni abitative a buon mercato nell’hinterland o in altre province ma la differenza di prezzo rispetto al capoluogo viene in parte vanificata dal costo eccessivo degli abbonamenti di treni o bus".

 

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