Milano, tutti a tavola contro la psicosi: "Cinese non vuol dire malato"

Un pranzo contro i pregiudizi: basta evitarci, non ci sono pericoli. E i commercianti lamentano perdite

Marco Barbieri, l’assessore al Commercio Cristina Tajani del Comune di Milano

Marco Barbieri, l’assessore al Commercio Cristina Tajani del Comune di Milano

Milano, 1 febbraio 2020 - «È un brutto momento anche solo per prendere un raffreddore. Molta gente pensa che i tratti somatici orientali siano indice di ‘portatore di virus’ ma così non è. Io vivo a Milano da più di 30 anni, non vado in Cina da 20: chi mi parla non rischia alcun contagio. Basta psicosi". Lo sottolinea Jin Long, detta Lina, 38 anni, che gestisce insieme al marito un negozio di articoli per party in via Paolo Sarpi, la Chinatown milanese.

Un’altra donna, "cinese cresciuta a Milano, non è riuscita a prendere un taxi: il tassista non l’ha fatta salire guardando i suoi lineamenti. E ci sono bambini che vengono presi in giro", continua Francesco Wu, titolare del ristorante Ramen di via Lomazzo, sempre in zona Sarpi, consigliere di Confcommercio e referente per l’imprenditoria straniera. E proprio nel suo ristorante ieri c’è stato il pranzo contro il pregiudizio, le fake news e l’allarmismo: al suo fianco l’assessore al Commercio Cristina Tajani e il segretario generale di Confcommercio Milano Marco Barbieri. Tutti a tavola a mangiare spaghetti cinesi e costine ("tutti prodotti italiani, peraltro: la carne arriva da Pero, la pasta è marchigiana", ha evidenziato Wu) per mostrare che "non c’è nessun rischio di contagio". Tra i commensali anche Jay Lin, segretario generale Uniic (Unione imprenditori Italia Cina).

La psicosi ha spinto molti a evitare i negozi e le imprese gestiti da persone di origine cinese e questo danneggia le famiglie. "Nella provincia di Milano ci sono circa 8mila imprese cinesi – ricorda Wu – abbiamo calcolato 4 milioni di perdita al giorno. Chiediamo più empatia da parte dei milanesi anche perché le probabilità di morire per il coronavirus sono quasi le stesse di morire su un aereo". Contro le fake news, la comunità di via Paolo Sarpi ha lanciato l’hashtag #nonabbiamopauradeicinesi. Non è raro imbattersi in chi si scatta selfie da pubblicare sui social. E non sono mancate le foto di rito a tavola.

«Sono qui per portare un messaggio di vicinanza e solidarietà alla comunità cinese e di rassicurazione ai cittadini sulla diffusione del rischio", il messaggio dell’assessore Tajani. "L’invito del Comune è non lasciarsi prendere da preoccupazioni immotivate e irrazionali che penalizzano il tessuto economico di una parte della nostra città: non c’è nessun rischio nel frequentare i ristoranti cinesi e non c’è nessun rischio per i bambini che frequentano scuole in classi miste. Per ogni dubbio il consiglio è di affidarsi alle autorità e non al fai da te e ai social". Contro la psicosi si schiera pure il sindaco Beppe Sala, che annuncia: "Il prossimo sabato farò la ‘Colazione col sindaco’ in via Sarpi". Marco Barbieri aggiunge che "le attività gestite da cittadini di origine cinese, a Milano, sono molte, si parla di 970 ristoranti e 3.800 imprese. Inevitabilmente questa situazione è destinata a creare contraccolpi negativi, l’importante è lanciare dei segnali di ottimismo. Sarebbe anche utile aprire un tavolo di confronto e immaginare ammortizzatori sociali per le imprese che stanno vivendo un momento di difficoltà".  

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