Pozzuolo, sasso lanciato dal cavalcavia: torna l'allarme

Il parabrezza di una vettura infranto "per gioco"

Sasso sfonda il parabrezza di un'auto

Sasso sfonda il parabrezza di un'auto

Milano, 6 giugno 2018 - Una denuncia e un’indagine serrata. Un altro rompicapo per i carabinieri di Cassano che danno la caccia ai misteriosi ragazzini che il 25 maggio hanno colpito il parabrezza di una macchina, a Trecella, con un sasso. La vittima, un uomo, stava raggiungendo Pozzuolo per assistere a un concerto quando si è ritrovato bersaglio del folle gioco. È quello che ha verbalizzato in caserma dopo il fatto.

Tutto è successo in pochi istanti al sottopasso ferroviario nella frazione, quasi in aperta campagna, intorno alle 22. Appena la pietra è piombata sul vetro, l’automobilista ha intuito da dove potesse arrivare, ha fatto inversione e illuminato con i fari la stradina che degrada nel verde distinguendo la sagoma di due adolescenti, poi descritti agli investigatori. Si è mosso subito anche il sindaco Angelo Caterina che teme «l’effetto emulazione». Ha convocato le compagnie solite ritrovarsi in quel punto e ha impartito a tutti una strigliata. «Non solo - aggiunge - ho anche disposto il divieto di sostare nelle vicinanze tanto frequentate dai giovanissimi». A controllare che l’ordine sia rispettato ci sono pure i vigili. «Abbiamo intensificato le pattuglie. I ragazzi mi hanno giurato che non c’entrano, ma qualcuno deve essere stato», sottolinea il sindaco.

Qui, come a Cernusco, dove sette mesi fa un episodio simile si è chiuso in tragedia con la morte della 62enne Nilde Caldarini, i militari cercano proprio fra gli adolescenti senza poter contare su immagini di telecamere, che in zona non ci sono. Si spera che il rimorso di coscienza possa far fare un passo avanti ai responsabili. Anche se le probabilità sono ridotte, sul Naviglio il colpevole si tiene stretto il proprio segreto da novembre. Uno scenario che potrebbe ripetersi a Pozzuolo, dove non c’è stato un funerale ma quel parabrezza, trasformato in una tela di ragno, per Caterina è un segno che non si può ignorare: «Non solo perché è un reato grave, è spia di un disagio profondo».

 

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