Poveri con il lavoro Il progetto del Comune "Offriamo case sfitte Fate voi il restyling"

Per chi ha Isee fra 10mila e 20mila euro, fuori dagli alloggi popolari. Nel piano 316 appartamenti Mm, l’obiettivo è estenderlo ad altri 2.180. Trenta riservati ai dipendenti di Palazzo Marino: si dimettono per il carovita

Migration

di Andrea Gianni

Il progetto pilota del Comune di Milano è stato battezzato "casa per i lavoratori", e si rivolge a persone con un impiego anche stabile ma con stipendi che non consentono di comprare o affittare casa sul mercato milanese, in crisi per "l’incremento dei valori immobiliari" che crea un "rischio di espulsione dalla città per questioni di reddito". In una prima fase verranno messi a disposizione 316 alloggi di proprietà comunale (30 riservati a dipendenti di Palazzo Marino, anche per frenare il fenomeno delle dimissioni legate al costo della vita troppo alto di Milano), sfitti e da ristrutturare, con l’obiettivo di estenderlo in futuro ad altre 2180 unità abitative nei vari quartieri. La formula, illustrata ieri dall’assessore alla Casa del Comune di Milano Pierfrancesco Maran davanti alla Commissione consiliare con al centro la delibera del Piano casa 2023, che approderà in Consiglio comunale passando poi in Regione "per la necessaria validazione", consente "di ridurre le spese per la gestione degli alloggi sfitti e offrire una soluzione abitativa a lavoratori con redditi bassi ma con una fascia Isee che non consente di accedere alle case popolari".

Lavoratori che dovrebbero quindi sostenere le spese di ristrutturazione di alloggi gestiti da Mm attualmente vuoti e per i quali non è in programma un restyling, ricevendo in cambio la possibilità di abitarci godendo di "affitti a canone concordato con una contrattualistica a lungo termine per ammortizzare l’investimento". Potranno accedere persone in una fascia Isee a cavallo fra 10mila e 20mila euro, con criteri preferenziali l’età sotto i 35 anni e i figli minori a carico. "Saranno ammessi anche enti o associazioni composte da lavoratori appartenenti a uno stesso entecategoria", si legge nella sintesi illustrata ai consiglieri comunali. Viene inoltre ipotizzata l’estensione a "privati che vogliano mettere a disposizione immobili per aumentare l’offerta". Una misura contro il disagio abitativo in una città che vede un costo della vita e della casa sempre più alto di fronte a salari stagnanti. Proprio per il costo della vita, ha spiegato Maran, "un terzo dei neoassunti in Atm si licenzia entro i primi tre anni", abbandonando Milano. Per un milanese che prende uno stipendio di 1500 euro al mese, secondo una simulazione realizzata dall’osservatorio promosso dal Consorzio Cooperative Lavoratori (Ccl), l’unica soluzione per acquistare casa è andare fuori città, o accontentarsi di un “buco“ in periferia. Con un mutuo ventennale può permettersi di acquistare un monolocale di 18 metri quadrati sul mercato del nuovo. "Una misura che mi rende molto felice per due ragioni – spiega l’assessora al Lavoro del Comune Alessia Cappello – da un lato perché il welfare abitativo è un’altra delle azioni previste dal Patto per il lavoro di Milano; e dall’altro perché riguarda in parte anche la comunità dei dipendenti del Comune come piccola sperimentazione pilota di possibili futuri progetti di welfare aziendale". Il progetto è stato accolto dalle critiche del sindacato degli inquilini Sicet, con il segretario milanese Ermanno Ronda che chiede al Comune di fare un passo indietro, perché "la strada migliore è il recupero degli alloggi sfitti e la destinazione a canone sociale". Dai banchi dell’opposizione Samuele Piscina (Lega) va all’attacco, chiedendo di "aumentare la fascia di reddito Isee" per l’accesso agli alloggi e di rivedere un "metodo inappropriato"

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro