Uffici e magazzini ceduti a un fondo: svolta per la storica Postalmarket

Spiragli per la riqualificazione dell’area che ospitava l’azienda leader nella vendita per corrispondenza. La frazione di San Bovio non dimentica il marchio e le lotte sindacali prima della liquidazione nel 2015

Manifestazioni e assemblee si sono susseguite dall’autunno 2001

Manifestazioni e assemblee si sono susseguite dall’autunno 2001

Peschiera borromeo, 4 settembre 2021 -  Da azienda leader nella vendita di abbigliamento per corrispondenza, con un approccio innovativo, a simbolo di una delle più gravi crisi occupazionali che il Sud-Est Milanese, e non solo, abbia mai vissuto. Mentre cresce l’attesa per il lancio del nuovo catalogo Postalmarket, frutto di un’iniziativa dell’imprenditore friulano Stefano Bortolussi e della tech company veneta Storeden, riemerge il ricordo di un marchio che un tempo aveva il suo quartier generale nella frazione peschierese di San Bovio. Per decenni è stata questa la cabina di regia di una macchina organizzativa che ha allietato generazioni di italiani con l’arrivo, via posta, dei capi di abbigliamento più alla moda. E se la nuova Postalmarket non avrà più nulla a che vedere con Peschiera Borromeo, sul territorio c’è ancora chi ricorda le mobilitazioni dei lavoratori e delle lavoratrici nei primi anni Duemila, quando la crisi dell’azienda, che già da qualche tempo non navigava in buone acque, esplose in tutta la sua evidenza.

Scioperi e presìdi, scanditi da slogan e striscioni. Era l’autunno del 2001 quando operai e impiegati iniziarono a scendere in piazza, col sostegno dei sindacati, per rivendicare il diritto al lavoro e cercare di scongiurare tagli di organico da parte della proprietà. Le avvisaglie della crisi in realtà avevano radici più profonde e risalivano almeno a cinque anni prima: i 1700 lavoratori del 1990 erano scesi a 1200 nel 1995, quando alla storica fondatrice del marchio, Anna Bonomi Bolchini, subentrò la società tedesca Otto Versand. Nel 1998 un’ulteriore crisi nel mercato delle vendite per corrispondenza portò altri tagli: i dipendenti scesero a 800 e la proprietà dichiarò la chiusura dell’azienda. Nel 1999 la Postalmarket fu rilevata da Eugenio Filigrana, che presentò un piano di rilancio basato sull’e-commerce. Il programma non ebbe successo e la società fu commissariata.

Nel 2003 l’azienda finì nella mani della catena friuliana Bernardi, ma il declino era ormai inarrestabile. La liquidazione definitiva è arrivata nel 2015. A fare le spese della crisi furono soprattutto le donne, che rappresentavano la maggior parte della forza-lavoro. Regione Lombardia, Provincia di Milano e amministrazioni locali cercarono di favorire dei percorsi di formazione e ricollocazione professionale per non disperdere il capitale umano e tendere una mano ai lavoratori, molti dei quali residenti nei comuni del Sud Milano. I programmi di ricollocazione riuscirono solo in parte e quella della Postalmarket resta di certo una ferita nella storia recente del territorio. Intanto, l’area di San Bovio che un tempo ospitava uffici e magazzini dell’azienda è stata acquisita da un fondo immobiliare. Un passaggio che potrebbe schiudere le speranze di una riqualificazione urbanistica, dopo anni di abbandono.  

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