Pop corn vietati in sala: ora basta Sos dalle sale: "Noi i più penalizzati"

L’appello degli esercenti che chiedono anche nuove regole tra l’uscita di un film e il suo passaggio in tivù

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di Annamaria Lazzari

Stop al divieto di consumare bibite e pop corn durante gli spettacoli che prosciuga gli incassi. E nuove regole sulle finestre di programmazione dei film che tutelino l’esclusiva delle sale. Le richieste che Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, i sindacati dei lavoratori del settore cinematografico, hanno lanciato di fronte al Colosseo di viale Montenero per tutelare un comparto che sta annaspando. O, parafrasando una celebre battuta di "Dirty Dancing", è stato posto "in un angolo" mettendo a rischio la tenuta occupazionale di un settore che conta circa 300 addetti a Milano e provincia, più l’indotto, che salgono a mille in tutta la Lombardia dove si contano circa 60 multisala e decine di sale di proiezione a singolo schermo. Sono le più colpite dalla crisi, come dimostra la recente cessazione di attività per l’Arlecchino di via San Pietro All’Orto. "Abbiamo bisogno di rilanciare il cinema e di far tornare gli spettatori. Occorre superare la norma che impedisce la somministrazione di cibo e bevande che non sono un corollario ma la garanzia per le strutture di ricoprire una buona parte dei costi di gestione" incalza Giovanni Fagone, segretario regionale Slc Cgil Lombardia. "L’impossibilità di consumare al bar o seduti in poltrona è un problema gigantesco per i bilanci delle società e riguarda solo le sale cinematografiche, non ad esempio le discoteche" aggiunge Michele Parini, rsu di The Space Cinema. Benedetto Pallotti, proiezionista per il multisala "Le Giraffe" di Paderno Dugnano, spiega che l’interdizione di patatine e bibite è "un elemento che disincentiva l’esperienza in sala, pure gravata dall’obbligo di indossare sempre la mascherina Fpp2, anche quando si sta seduti in poltrona. Così si finisce per spingere soprattutto la platea più giovane a rimanere comodamente seduta sul divano di casa a godersi i film in streaming, senza troppe scocciature". E a proposito di piattaforme c’è un’altra questione sul tavolo che riguarda i tempi che devono intercorrere fra l’uscita di un titolo al cinema e il suo passaggio in tv o sullo streaming: "Per ora le regole sono troppo vaghe. Abbiamo bisogno che una legga stabilisca una finestra ampia, tutelando il periodo di esclusiva per le proiezioni al cinema, attraverso un nuovo accordo con le piattaforme di streaming come ha fatto di recente la Francia" spiega Fagone che sollecita pure l’"ampliamento delle regole per il ricorso agli ammortizzatori sociali. L’evoluzione tecnologica, i profili professionali e una corretta risposta salariale possono trovare una soluzione condivisa riprendendo la contrattazione interrotta a causa della pandemia".

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