"Negli scali si ridisegna Milano": la città del futuro vista dal Politecnico

Il rettore Ferruccio Resta fra sfide urbanistiche e nuove professioni

Ferruccio Resta

Ferruccio Resta

Milano, 20 aprile 2'019 -  Dalla sfida degli Scali alle periferie da disegnare, con lo sguardo rivolto alle professioni del futuro che stanno nascendo in città, dal medico-ingegnere all’esperto di cyber security. «Milano sta provando a giocare un ruolo nevralgico in un contesto internazionale che vede sempre più centrali le città nello sviluppo dei territori»: così Ferruccio Resta, rettore del Politecnico, analizza i nuovi scenari.

Punto di forza di Milano?

"Ha messo a sistema istituzioni pubbliche e private. Ha la capacità di liberare energie che nelle varie imprese e istituzioni ci sono".

Punto debole?

"Soffre come gran parte del Paese di alcune criticità esogene, una burocrazia pesante e una lentezza nella decisione rendono tutto più difficile in un momento in cui c’è bisogno di velocità e reattività, ma questo non deve essere un alibi per non fare le cose".

Dove si sta andando?

"Dobbiamo capire le potenzialità delle tecnologie e valorizzarle nel rispetto delle persone e dell’ambiente. L’attrattività dipende soprattutto dalla capacità di offrire lavoro: la sfida è capire come cambieranno le professioni. La reputazione internazionale è un asse importante per richiamare investitori, lavoratori e studenti. Bisogna evitare forze centrifughe che allontanano i nostri ragazzi. Vogliamo essere internazionali in Italia e a Milano".

Scelte urbanistiche: come immagina la città del futuro?

"Milano sta utilizzando le grandi trasformazioni urbane per ripensare la città che vuole diventare. Ha delle grandi opportunità, che per me si chiamano scali ferroviari: aree interne in cui si può progettare con un foglio bianco la città del domani. C’è stata un’attenzione particolare alle trasformazioni urbane universitarie: col nuovo campus Bocconi, Iulm a Sud di Milano; penso alle riflessioni a volte anche accese ma sempre educate su Città Studi, col ruolo del Politecnico e della Statale. Bicocca sta realizzando nuovi spazi a Nord di Milano e noi ci stiamo prendendo la responsabilità della Goccia di Bovisa. C’è poi la grande partita di Mind".

A proposito di partite, San Siro.

"Sull’area è stato coinvolto anche il nostro master di architettura dello sport. Una città che riflette sulla destinazione di un grande stadio, con un progetto ambizioso per portare a livello globale la reputazione di due squadre - Milan e Inter - non può non farci piacere. Sarebbe triste un progetto che dà una rinfrescata allo stadio e va bene così. Personalmente credo si possa fare uno stadio nuovo, perché la trasformazione del Meazza è difficile per il calcio di oggi, ma nello stesso tempo col rispetto della propria storia e la valorizzazione economica di quell’area, che altrimenti non è sostenibile. Dobbiamo pensare a uno stadio che non venga vissuto solo per 90 minuti ma sia una delle grandi attrazioni di Milano".

Navigli: scoperchiati o no?

"Credo che sia fondamentale la qualità dell’opera, qualunque scelta venga fatta: se immagino la città percorsa da acqua trasparente è una grande opportunità, se non possiamo garantire la qualità degli spazi serve una riflessione. Ma lo dico da cittadino".

No a operazioni Amarcord...

"La nostalgia è un sentimento molto umano e bello ma rischia di far prendere decisioni difficili che non portano ad alcuna direzione. Bisogna avere il coraggio di guardare avanti".

Le università avranno un ruolo centrale: come ci si sta preparando alle professioni del futuro?

"Abbiamo ben chiari gli obiettivi, e stiamo accelerando. Ci sarà per esempio un’unione maggiore fra tecnologie e salute: stiamo lavorando anche con altre università. Penso alla bioinformatica con l’Università degli Studi. Alla medicina e tecnologia con Humanitas. Altro ambito è la cybersecurity: abbiamo pensato a una laurea congiunta con Bocconi. Bisogna avere il coraggio di introdurre nuove offerte formative per nuove professioni. Dove abbiamo tutte le migliori competenze procediamo da soli, come accade con Mobility engineering. Altrimenti cerchiamo connessioni. Anche all’estero. Abbiamo un programma grazie al quale i nostri studenti possono studiare per sei mesi a Milano, sei mesi a Berlino, a Londra e Parigi. È un nuovo modo di vivere l’Europa".

L’augurio per la sua Milano?

"Milano sta vivendo un bellissimo momento, non diamolo mai per scontato. E teniamo gli occhi aperti: ci sono situazioni difficili, penso alla sicurezza, a distanze sociali di cui ci dimentichiamo. Ci sono grandi sfide su cui lavorare per l’obiettivo finale: la qualità della vita. E serve il contributo di tutti".

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