Poesie sui muri di Milano, per i giudici è imbrattamento: condannato

Il poeta di strada Ivan Tresoldi dovrà pagare 500 euro

Una bomboletta spray (Foto di repertorio Ravaglia)

Una bomboletta spray (Foto di repertorio Ravaglia)

Milano, 28 settembre - È stato condannato a 500 euro di multa, ma con pena sospesa, il poeta di strada Ivan Tresoldi, accusato di imbrattamento per i suoi versi comparsi sui muri del capoluogo lombardo tra il 2011 e il 2014. Il giudice ha stabilito anche che l'imputato, a cui sono state concesse le attenuanti generiche, dovrà risarcire il danno, da stabilirsi in sede civile, al Comune di Milano e all'Aler, che si erano costituiti parte civile. Il vice-procuratore onorario aveva chiesto una condanna a 800 euro di multa. Il difensore di Tresoldi, l'avvocato Angela Ferravante, aveva invece chiesto l'assoluzione del suo assistito perché "il fatto non sussiste" e in subordine "perché non costituisce reato".

"Tresoldi - ha sostenuto la difesa - non aveva alcuna volontà di imbrattare ma era convinto che le sue poesie migliorassero i luoghi. La poesia di strada - ha scritto in una nota firmata da esponenti del mondo della cultura - è una forma antica e di costruzione di società". L'artista nei mesi scorsi aveva rifiutato un patteggiamento di 80 ore di servizio civile con il Comune di Milano.  

Il caso giudiziario è nato per una scritta comparsa sul muro di fronte alla Biblioteca Bicocca che ha portato un gruppo di guardie ecologiche a sporgere denuncia. Interrogato dalla polizia locale, Ivan si era autodenunciato portando con sé una ventina di foto dei suoi interventi sui muri cittadini. Una ventina di lavori, comparsi in diverse zone della città, e contestati nel capo di imputazione del pm Elio Ramondini che ha chiesto e ottenuto il suo rinvio a giudizio. Si tratta di brevi poesie, una sola strofa, come "Ci sono vite che capitano e vite da capitano", ma anche "Scriviamo un futuro semplice per un passato imperfetto" e "Una pagina bianca è una poesia nascosta".

"Io non deturpo lo spazio pubblico, le mie vernici sono ad acqua e le opere si cancellano col tempo", aveva detto l'imputato durante l'interrogatorio reso in aula in una delle  scorse udienze. Davanti al giudice aveva sostenuto di aver agito "sempre dopo avere condiviso le sue intenzioni con gli abitanti della zona" prescelta. Secondo Tresoldi, inoltre, "non sempre c'è  bisogno di un'autorizzazione formale per effettuare certi interventi, basta quella verbale, ma conclamata, dei cittadini". Fra 90 giorni saranno depositate le motivazioni.

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