Pochi farmacisti sul fronte tamponi "Siamo assaltati, temiamo il caos"

Viaggio negli esercizi che continuano a vendere il test a 15 euro alla vigilia dell’estensione del green pass "Agende piene e registrazione lenta, i lavoratori no vax ci insultano e ci accusano di essere una lobby"

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di Annamaria Lazzari

Agende piene, tensione nell’aria, l’ipotesi di un "crash" del portale: nelle farmacie si teme che venerdì, con l’introduzione del green pass sul luogo di lavoro, scoppi il "caos". Almeno in quelle che eseguono il tampone rapido al prezzo calmierato di 15 euro (8 euro solo per ragazzi da 12 a 18 anni) che consente, anche a chi non è vaccinato, di ottenere per 48 ore la certificazione verde. Alla farmacia Foglia di corso di Porta Romana si lavora già a pieno ritmo: si fanno test antigenici dalle 8 alle 20 di sera (circa 240 al giorno) e il telefono è rovente. "Riceviamo 350 chiamate ogni giorno, siamo invasi da richieste. Abbiamo unodue farmacisti che si dedicano solo a fare test ma stiamo procedendo a fare altri inserimenti. Se la situazione è complicata ora, siamo ancora più preoccupati per quanto potrà succedere dal 15 ottobre, con il D-Day del lavoro. Le agende sono già quasi sature fino a metà novembre: quando lo diciamo, i lavoratori ci insultano, rivendicando il diritto al tampone. E ci sono nostri pazienti che non vengono più da noi per i medicinali per evitare i tempi d’attesa" afferma Paolo Vigo, il titolare.

"Abbiamo già delle prenotazioni fino a Natale e abbiamo un po’ di ansia per quello che si potrà verificare venerdì e lunedì. Sappiamo che le persone avranno fretta di andare a lavorare e i ritardi saranno poco tollerati. Il fatto è che l’esecuzione del tampone è rapida ma la registrazione non lo è: già adesso almeno tre volte alla settimana il sistema si blocca. Speriamo che il portale non vada in tilt quando tante farmacie nello stesso momento si collegheranno per caricare i dati: in tal caso non potremmo rilasciare il green pass", spiega Alessandra Peviani della farmacia Carlo Alberto di via Mazzini. In centro, al folto pubblico dei lavoratori no-vax, si aggiunge la richiesta di turisti europei che pur essendo vaccinati devono tamponarsi "perché non riescono a scaricare il green pass italiano". Le cose non vanno meglio in periferia. "I tamponi li facciamo tutti i giorni ma l’agenda è piena fino al 24 ottobre, per l’ultima settimana del mese sono rimasti pochi posti. Sarebbe il caso di prolungare la validità a 72 ore per i rapidi, per scongiurare il caos e anche per evitare discussioni. Ci accusano di far parte di una lobby che si arricchisce ma se fosse un vero business i tamponi li farebbero tutte le farmacie, non meno della metà", rimarca Andrea Nobis, titolare della farmacia San Cristoforo di via Giambellino.

Nella centralissima via Torino il test antigenico non è offerto da alcuna farmacia: né alla Lloyds, né in Pharmashop e neppure alla San Giorgio che lo precisa pure su un cartello in vetrina. Niente da fare anche alla vicina Beltrade di piazza Santa Maria Beltrade. "Questioni di mancanza di spazi e logistica dei flussi" chiarisce il farmacista Domenico Scierra. Pure in corso San Gottardo la caccia al "bastoncino" è frustrata: scuotono la testa alla farmacia Ticinese e alla San Gottardo. A quella del Gentilino il servizio lo eseguono ma solo martedì e venerdì dalle 9 alle 13: "Per venerdì è rimasto libero qualche slot ma se prenota all’ultimo momento potrebbe essere troppo tardi…" avvertono da dietro al bancone.

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