Placido sconterà 22 anni per l’omicidio di Deiana

I resti dell’uomo ucciso nel 2012 per un regolamento di conti tra spacciatori furono trovati per caso murati in uno scantinato di Cinisello nel 2018

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di Stefania Totaro

Definitiva la condanna a 22 anni di reclusione di Nello Placido per concorso nell’omicidio e nella distruzione di cadavere di Antonio Deiana. La Corte di Cassazione ha infatti confermato la sentenza della Corte di Assise di Monza, rimasta immutata in appello, per la morte del 36enne di Villa Guardia, nel Comasco, accoltellato con almeno 15 fendenti il 20 luglio 2012 e trovato murato 6 anni dopo sotto il pavimento di un seminterrato a Cinisello Balsamo. L’investigatore privato di 47 anni di Monza si trova in carcere dal novembre 2018.

Era stato un confidente della polizia a fare ritrovare i resti di Antonio Deiana. Il primo arrestato era stato Luca Sanfilippo, 50 anni, residente nella palazzina nel cui scantinato era stato seppellito Deiana. Aveva subito ammesso di essere l’unico coinvolto in quell’omicidio ed era passato dai 30 anni di condanna in primo grado ai 18 di patteggiamento in appello. Solo al processo di secondo grado di Placido, il 50enne ha dovuto rispondere all’interrogatorio e ha fatto il nome del 47enne come presente nello scantinato dove Deiana sarebbe andato a consegnare 4 chili di cocaina.

Circostanze sempre negate da Placido, che si protesta innocente. L’avvocata Manuela Cacciuttolo, difensore dell’imputato in Cassazione, ritiene che non siano state indagate alcune piste alternative che avrebbero potuto fornire nuovi e più convincenti moventi per l’omicidio di Antonio Deiana. Il rappresentante della Procura generale in Cassazione, pur ammettendo che alcuni elementi dovevano venire approfonditi più chiaramente, aveva chiesto la conferma dei 22 anni di carcere. Come i giudici romani hanno decretato. Tra 60 giorni le motivazioni.

"Le sentenze devono essere accettate anche se non si condividono – ha commentato l’avvocata Cacciuttolo –. Il giudice d’appello ha attribuito a Sanfilippo una patente di credibilità che non emerge assolutamente dagli atti, da cui invece al contrario non vi è prova della presenza di Nello Placido sul luogo del delitto e della sua partecipazione all’eliminazione di Antonio Deiana. Perchè secondo il medico legale soltanto una persona ha accoltellato la vittima, mentre Sanfilippo dice che sono stati sia lui che Placido e inoltre sul luogo del delitto non è stato rilevato il Dna di Placido, ma solo quello di Sanfilippo e Deiana". Secondo la legale "tutto il quadro probatorio è stato costruito intorno alle dichiarazioni della allora moglie dell’imputato" che durante le indagini aveva puntato il dito contro il coniuge per poi ritrattare tutto al processo davanti alla Corte di Assise di Monza, ma era stata ritenuta minacciata dall’ex, mentre nel corso di tutto il procedimento, prima e dopo le indagini preliminari, non è mai emersa questa circostanza". Invece la signora in aula "ha dichiarato di essere stata vessata dagli operanti, che la pressavano per ottenere una dichiarazione, anche paventandole rischi di perdere l’affidamento della figlia minore".

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