Più viaggi-studio all’estero Ma è Sos famiglie accoglienti

Mentre aumentano i milanesi che vogliono mettersi in gioco dopo due anni si fa più fatica a trovare ospitalità in Italia per gli studenti stranieri

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MILANO

di Simona Ballatore

"Cresce l’interesse verso i viaggi di studio: per le giovani generazioni - e in particolare per gli adolescenti - due anni di chiusure e la necessità di stare a casa da scuola e senza attività extra ha alimentato il desiderio di scoperta, di mettersi il gioco e di uscire dal loro mondo". Così Andrea Franzoi, segretario generale di Intercultura, racconta uno degli effetti della pandemia. Ad aumentare - accanto ai programmi Erasmus per gli universitari - sono infatti anche le domande dei ragazzi delle superiori che vorrebbero trascorrere l’interno anno o un semestre all’estero. Se quest’anno sono partiti 250 ragazzi con Intercultura, a settembre saranno 320 a fare i bagagli (due su tre con borsa di studio): oltre la metà partirà alla volta dei Paesi europei, tra cui Irlanda, Danimarca, Germania, Regno Unito; per un quinto la destinazione è l’America latina. Gli altri studenti si recheranno in Nord America e in Asia (per la prima volta anche la Corea del Sud compare tra le destinazioni). Altre mete: Tunisia, Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda. Da Milano prenderanno il volo 80 studenti mentre sono in arrivo, in tutta Italia, 500 giovani (in questi mesi solo a Milano ne sono stati accolti 60 con i programmi di Intercultura). "Durante la pandemia le destinazioni europee erano più richieste, soprattutto i Paesi anglofoni anche se Intercultura riesce a promuovere destinazioni meno conosciute e molto interessanti. Adesso le mete sono tornate quelle pre-pandemia", racconta Franzoi.

Nei dati dell’ospitalità emerge però un altro fenomeno: quest’anno si sta facendo più fatica a ingaggiare le famiglie. "Credo giochino diversi fattori – spiega Franzoi –: la pandemia ha portato con sé maggiori attenzioni nei confronti di chi entra nelle nostre case, anche tra gli amici. Sicuramente c’è un tema di incertezza e instabilità economico-finanziaria, dettate dalla crisi e anche dalla guerra in Ucraina, che incide". Si sta più “alla finestra“, insomma. "Credo che le chiusure e le restrizioni abbiano influito anche nel nostro lavoro di organizzazione, con i volontari – continua il segretario generale di Intercultura – fino a maggio non si è mosso molto, abbiamo iniziato a promuovere l’ospitalità a inizio febbraio, più tardi rispetto al solito, e in questo periodo le famiglie hanno anche altre attività, siamo tutti tornati a una vita più piena. Ma stiamo recuperando e sono fiducioso". Da Intercultura lanciano un appello: "È un’esperienza che apre alla riflessione anche all’interno di una famiglia – ricorda Franzoi –, un’occasione per un approccio al mondo e a culture diverse e anche per fare conoscere l’Italia e il proprio modo di vivere ai ragazzi. Nascono legami affettivi per il resto della vita, come ci ha raccontato una mamma che ha accolto nove studentesse che sono rimaste parte della famiglia".

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