Strage di Pioltello, perizia Rfi accusa Trenord: "Frenata irregolare"

Due anni e mezzo dopo l'incidente la guerra di esperti. Ipotesi di una perizia super-partes prima di chiudere le indagini

L’incidente ferroviario del 25 gennaio 2018 ha provocato tre vittime

L’incidente ferroviario del 25 gennaio 2018 ha provocato tre vittime

Milano, 17 giugno 2020 - La Procura accusa Rete ferroviaria italiana (Rfi) che scarica la colpa su Trenord. In estrema sintesi, si può riassumere così l’ultimo atto d’indagine sulla tragedia di Pioltello, alle porte della metropoli, dove un treno di pendolari partito da Cremona una mattina all’alba di due anni e mezzo fa deragliò provocando tre morti e una cinquantina di feriti tra i passeggeri. La novità è che gli avvocati Rfi hanno depositato una consulenza tecnica firmata da due professori del Politecnico di Milano che punta il dito contro il sistema frenante del convoglio, la cui manutenzione dipende da Trenord. Ora: sul fatto che il deragliamento sia stato provocato dalla rottura di un pezzo di 23 centimetri di rotaia per le pessime condizioni dei binari, Rfi - sotto accusa in quanto responsabile della rete - evita persino di discutere, in pratica ammettendo le proprie negligenze. Però... Però, sostengono i suoi esperti, se dopo il deragliamento i freni del treno avessero funzionato, la terza carrozza non si sarebbe staccata e non sarebbe andata a schiantarsi contro un palo della luce uccidendo tre passeggere.

Una tesi, quella della frenata “irregolare“, che la Procura aveva già preso in esame ma che i suoi consulenti tecnici avevano bocciato assolvendo il treno, tanto che i pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, coordinati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, si apprestano a chiedere l’archiviazione per i vertici di Trenord indagati anche loro dall’inizio per disastro ferroviario colposo e omicidio colposo e lesioni colpose plurimi. Dopo l’impatto, ad azionare il freno d’emergenza fu un passeggero della terza carrozza più o meno 300 metri dopo la fine della banchina della stazione di Pioltello. Ormai il treno era spezzato in due, con le carrozze 4 e 5 ancora collegate al locomotore e la 3 - tamponata - che si avviava all’ultima disperata corsa prima dello schianto contro un pilone della luce. Anche grazie alla “scatola nera” del treno, gli esperti incaricati dalla Procura verificarono a suo tempo la correttezza della “massima frenatura” avvenuta. E poi, rilevando un valore anomalo nel complicato sistema idraulico del convoglio, andarono a fondo del problema facendosi mettere a disposizione dagli stabilimenti Trenitalia di Genova e Firenze due locomotive uguali a quella di Pioltello per verificare eventuali difetti generali del meccanismo. Ma i test sperimentali “assolsero” i treni gemelli, e la causa di quel valore anomalo venne spiegata con la posizione innaturale assunta da un rubinetto della pressione in seguito all’impatto tra carrozze.

E poiché sembra improbabile che ora gli inquirenti cambino idea di fronte alle tesi della consulenza Rfi, salgono le quotazioni di una probabile perizia “super partes“ che probabilmente i giudici del futuro processo dovranno affidare ad altri esperti scelti da loro perché dirimano la questione. In un modo o nell’altro dunque - con Rfi già in parte “rea confessa“ per il binario spezzato o anche con Trenord se venisse incolpato pure il freno - la tragedia di Pioltello dovrebbe, sia pure con i tempi lenti della giustizia, arrivare prima o poi all’individuazione dei responsabili. Salvo soprese, la richiesta di processo riguarderà 12 indagati: i due manager a capo dell’azienda e sette tra dipendenti e tecnici di Rete ferroviaria italiana, la stessa società come persona giuridica ma anche due ex vertici dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie che avrebbero omesso i loro controlli.

Erano le 6 e 57 del 25 gennaio 2018, quando tre vagoni impazziti del treno deragliato dal binario rotto andarono a schiantarsi contro un palo della luce uccidendo Pierangela Tadini, 51enne originaria di Caravaggio, in viaggio con la figlia di 18 anni ferita, Ida Milanesi, 61enne originaria di Caravaggio, dirigente medico dello staff di radioterapia dell’istituto Neurologico Besta e Giuseppina Pirri, 39 anni, di Cernusco sul Naviglio ma residente a Capralba (Cremona). Ora, dopo trenta mesi di indagini e dopo che il virus ha bloccato a lungo l’accesso dei consulenti Rfi al luogo dove sono custoditi i pezzi di treno deragliato che dovevano esaminare, la lunga inchiesta sulla strage di Pioltello si può dire davvero conclusa.

Nei prossimi giorni , comunque prima della sosta di agosto, i pm depositeranno la loro ingombrante richiesta di rinvio a giudizio corredata dai numerosi faldoni di carte e documenti. A quel punto la fissazione dell’udienza preliminare dipenderà soprattutto dai tempi dell’ufficio gip, ancora in emergenza dopo l’incendio che ne ha distrutto alcuni spazi al settimo piano di Palazzo di Giustizia, e tutte le ricadute del caso. Possibile che il procedimento si avvii prima dell’inverno.  

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