Pioltello, una vita per i colombi viaggiatori: "Il mio Bart è campione d’Europa"

Giovanni Cossa e il figlio Christian allevano 80 esemplari nel sotto tetto della loro villa. "Ovunque li porti, fanno a gara a tornare più in fretta che possono per riunirsi alla loro compagna"

Giovanni Cossa e il figlio Christian

Giovanni Cossa e il figlio Christian

Pioltello (Milano) -  C’è chi lo considera una maledizione da combattere con tutti i mezzi, ma c’è anche chi lo ama e gli ha dedicato in pratica tutta la vita. Basta vedere con quanto orgoglio il signor Giovanni guarda il suo Bart. "Questo – dice mentre gli accarezza le piume lucenti – ne ha battuti 3.300". Bart è un piccione viaggiatore, o meglio un colombo viaggiatore (gli appassionati non usano mai "piccione", parola con troppe accezioni negative) ed è fresco vincitore di un titolo europeo. Giovanni Cossa, 80 anni, e suo figlio Christian, 50, ne hanno circa 80, accuditi – come nella più classica tradizione – nel sottotetto di casa (il termine "piccionaia" non è nato per caso…). C’è chi ci mette i mobili vecchi, chi lo trasforma in una lavanderia o in una stanza per gli ospiti, qualcuno addirittura in studio; il sottotetto di casa Cossa a Pioltello è invece una colombaia. Qui nascono, crescono, si allenano e mettono su famiglia i colombi viaggiatori. Alcuni dei quali veri e propri campioni.

Giovanni Cossa con Mike Bongiorno nel 1985 a Superflash
Giovanni Cossa con Mike Bongiorno nel 1985 a Superflash

Le scale che portano alla soffitta di questa villetta bifamiliare sono infatti tappezzate di riconoscimenti e trofei. Anche olimpici. Già, perché i colombi viaggiatori hanno le loro Olimpiadi: si svolgono ogni due anni e attirano migliaia di appassionati da tutto il mondo. Quest’anno sono state a Oradea, in Romania. Le gare hanno regole piuttosto semplici: i colombi sono trasportati a centinaia di chilometri dal loro nido, vengono liberati e devono tornare a casa nel minor tempo possibile. Non hanno mai visto il percorso, non sanno dove si trovano, quanto distanti siano, ma la strada di casa la trovano sempre. E anche in fretta: volano a circa 80 chilometri orari. Per esempio, per tornare a Pioltello da Lesina in Puglia (dove si è svolta una delle ultime gare) ci mettono circa 8 ore. I più veloci sono i cosiddetti "vedovi": piccioni che vengono separati dalla compagna qualche giorno prima della gara e che appena si trovano in cielo fanno di tutto per tornare dalla femmina. "Quando rientrano dal viaggio – spiega sorridendo Giovanni Cossa – si precipitano dalla loro compagna. Ed è tutto un coccolarsi, strusciarsi, tubare". "Noi li aspettiamo e guardiamo il cielo, sperando di vincere, certo, ma innanzitutto sperando che arrivino tutti. Tra i rapaci, un vero flagello, i fili dell’alta tensione, le auto e i cacciatori, qualcuno a volte non riesce a rientrare".

Il signor Giovanni ha cominciato da ragazzino, quasi 70 anni fa. "Avevo forse 12 anni quando ho iniziato ad appassionarmi. Vivevamo in una delle tante cascine qui in zona e, oltre agli animali da cortile, c’erano anche i piccioni. Mio padre e mio zio li allevavano per hobby, una volta era una cosa abbastanza diffusa nelle cascine. La prima piccionaia l’ho avuta a 14 anni, era un locale piccolo sopra la cucina, bisognava prendere la scala dal cortile per raggiungerlo. Da lì è nata la passione e sono ancora qui adesso". Una vita insomma segnata dalle "tappe classiche" – fidanzamento, matrimonio, figlio – ma con una presenza costante in più nei p ensieri di Giovanni: i suoi colombi. "A uno dei primi appuntamenti con mia moglie mi sono presentato in auto con dei colombi nelle gabbiette sui sedili posteriori, siamo andati al cinema e all’uscita l’auto era sparita, rubata. Ero disperato, non tanto per la macchina, quanto per gli uccelli. Mia moglie non poteva crederci". Naturalmente, dell’auto nessuna traccia, mentre i piccioni qualche ora dopo sono tornati a casa. Tornano sempre.

«Settant’anni dopo sono ancora qui che faccio le scale tutti i giorni, due volte al giorno, per andare ad accudirli". Perché il colombofilo è un mestiere impegnativo, scandito da una tabella di marcia rigida: "La mattina alle 8 vado su, pulisco le voliere e i nidi, apro tutto e li faccio uscire". Lo "stormo Cossa" invade così il cielo. È il primo allenamento della giornata: volo libero intorno a Pioltello. "Dopo un’ora sono di nuovo tutti dentro per la “colazione”. Per i ritardatari basta far sentire il rumore del mangime dentro le ciotole, proprio come si fa con cani e gatti, e arrivano subito". Stesso servizio alle 17. E poi ci sono le gare, i viaggi, le esposizioni. Una passione impegnativa, che è stata trasmessa anche al figlio Christian. "Ci sono nato in mezzo – racconta – Appena potevo andavo su di sopra a vederli. Mi sono preso anche qualche sgridata da bambino quando prendevo le uova per giocarci".

 

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