Pioggia di disdette, hotel nell’incubo

A causa della variante Omicron il livello di occupazione delle stanze precipita al 25-30%. Troppo poco per far quadrare i conti

Il numero esiguo di turisti stranieri, la riduzione della clientela business in smart-working, la riprogrammazione di alcune fiere in primavera e il rimbalzo dei contagi a causa della variante Omicron hanno fatto schizzare in alto il numero delle disdette e fatto precipitare il livello di occupazione delle stanze negli hotel milanesi ad una percentuale che oscilla fra il 25% e 30%. Fra settembre e novembre il clima era ben diverso: le camere occupate erano attorno al 70%, con punte dell’80% in occasione di manifestazioni internazionali come Eicma. Per gli alberghi di medio-grandi dimensioni, con alti costi di gestione inclusa la ristorazione, la situazione attuale è di grave criticità economica considerando che raggiungono il punto di equilibrio economico quando hanno almeno il 60% di stanze occupate. Pare invece che reggano meglio il colpo alcune strutture più piccole come i bed and breakfast che hanno spese di gestione inferiori sia per dimensione che per numero di servizi. Il tema è anche caldo dal punto di vista politico: gli imprenditori in affanno, come quelli del settore alberghiero ma anche le discoteche chiuse fino al 31 gennaio, chiedono sostegni "immediati". Ugualmente urgente è la proroga della cassa integrazione Covid che è scaduta il 31 dicembre: la misura dovrebbe rientrare in un nuovo decreto atteso per settimana prossima.

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