Pink Panthers incastrati dall’occhio del poliziotto

Blitz della Mobile in corso Garibaldi: in cella la primula rossa Milorad Zugic. Banditi riconosciuti in strada da un agente in borghese

Migration

di Nicola Palma

Pomeriggio del 22 luglio, incrocio tra corso Garibaldi e piazza XXV Aprile. Gli agenti dell’Antirapine sono impegnati in un pedinamento nelle vie del centro. A un certo punto, l’attenzione di un assistente capo dall’acume investigativo non comune viene attirata da due uomini in sella a biciclette da passeggio col sellino alzato in maniera innaturale. Il poliziotto mette in moto il database personale e inizia a sfogliare mentalmente l’album dell’ufficio "facce" della Mobile, come se quei lineamenti gli ricordino qualcosa che ha già visto. Gli bastano pochi secondi per associarli a due volti che ha studiato a fondo per giorni, guardando e riguardando le immagini delle telecamere che hanno filmato il tentato colpo di tre anni prima in una gioielleria del Quadrilatero: "Sono loro".

A quel punto, allerta i colleghi in strada e informa dell’intuizione il capo della Mobile Marco Calì e il funzionario dell’Antirapine Francesco Giustolisi, che organizzano in tempi strettissimi un appostamento davanti allo stabile in cui i due sono entrati, al civico 127. Non c’è un minuto da perdere: forse sono membri delle Pink Panthers, bisogna agire in fretta per sfruttare un’occasione unica. Passano alcune ore, e alle 19.20 la coppia esce dal portone del palazzo: uno si fa prendere senza opporre resistenza; l’altro prova a scappare, ma viene inseguito e bloccato dopo poche decine di metri. Il primo è Mirza Ljumic, montenegrino nato a Podgorica il 5 agosto 1981, e non ha precedenti. Il secondo è Aleksandar Lazarevic, montenegrino di 46 anni noto anche con l’alias croato di Luka Tomic: ha tentato di fuggire perché destinatario di un’ordinanza emessa dal Tribunale di Roma che lo accusa di aver preso parte alla rapina del primo febbraio 2012 alla gioielleria capitolina "Roberto Coin". Finita? No, perché le chiavi sequestrate a Tomic aprono la porta di un appartamento al primo piano: prima che i poliziotti ci entrino, esce un uomo sulla cinquantina che mostra documenti d’identità croati con le generalità di Dalibor Trlin, nato il 22 luglio 1974.

In realtà è la "primula rossa" Milorad Zugic, latitante montenegrino di 53 anni ricercato in patria per omicidio e detenzione illegali di armi ed esplosivi e a Genova per l’assalto del 29 luglio 2017 in una gioielleria di via Roma. Così, con un’operazione-lampo nata dalla formidabile memoria fotografica di uno "sbirro" di strada, i segugi di via Fatebenefratelli, coordinati dall’aggiunto Laura Pedio e dal pm Cristian Barilli, sono riusciti a smantellare una delle batterie dell’Internazionale delle rapine che nel 2003 si è vista affibbiare oltre Manica quel soprannome ispirato al personaggio reso celebre nel 1963 dal film interpretato da Peter Sellers. Nell’abitazione-covo, base operativa della gang da diversi mesi (vedi gli indumenti invernali ritrovati), gli agenti hanno sequestrato due scacciacani, una mazza di legno con punta di ferro, uno strumento per misurare lo spessore dei vetri, soldi, due Rolex e cellulari. Da lì è scattato un lavoro di confronto con gli esiti di tre indagini su altrettanti raid del recente passato. Una mole imponente di elementi che in un attimo si incastrano come tessere in puzzle rimasti a lungo senza soluzione. Partiamo dal blitz di via Borgospesso. Alle 15.26 dell’8 giugno 2019, l’occhio elettronico a guardia della gioielleria Schereiber immortala l’arrivo da via Monte Napoleone di due uomini: uno fa da palo, l’altro tira fuori dai pantaloni una mazza da fabbro e inizia a colpire con violenza la vetrina. Il titolare e la figlia assistono terrorizzati alla scena, poi scappano verso il cortile condominiale. All’improvviso, i due rapinatori rinunciano e si allontanano in bicicletta: seguono due percorsi diversi già codificati, abbandonano le bici in corso Venezia e si inabissano in metrò a San Babila. Seguendo le tracce lasciate dai biglietti, i poliziotti della Mobile ne mapperanno tutti i movimenti: da Palestro a Sant’Agostino, fino a Cadorna, dove compare il terzo uomo. I fotogrammi agli atti e la comparazione tra gli abiti indossati dai componenti del commando e quelli ritrovati in corso Garibaldi incastrano Zugic, Lazarevic e Ljumic.

E passiamo al secondo colpo, quello del 19 ottobre 2019 all’orologeria "Bottega del tempo" di via Battisti. Sono in due quel giorno: uno resta sul marciapiedi a guardarsi intorno, tenendo una mano in tasca e simulando di avere una pistola; l’altro spacca la vetrina e prende un Rolex Daytona da 32mila euro e un Gmt Master 2 da 42mila euro. I presunti colpevoli: Zugic e Lazarevic. Terzo blitz il 12 gennaio 2022: nel mirino la Boutique Crivelli di via della Spiga. Un uomo, fingendosi cliente, si fa aprire e poi, in un italiano "senza inflessioni dialettali", dice "aspetta, aspetta" al titolare e fa entrare altri due a volto coperto. Una volta dentro, scatta la tecnica "smash and gramb": spaccano le teche e arraffano i preziosi. A guidare l’irruzione c’è ancora Zugic. Ieri sia il capo che i complici si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al gip, che ha convalidato i fermi e disposto il carcere per i tre. L’inchiesta è ancora aperta, anzi paradossalmente è appena (ri)cominciata: ci sono verifiche in corso su altri colpi, a cominciare da quello da un milione di euro da Audemars Piguet del 2018. Pure quella volta i banditi fuggirono in bici.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro