Piccoli editori musicali, ristori beffa A 4 big il 67%, agli altri 181 le briciole

Poco più di novemila euro a testa per le aziende indipendenti mentre i colossi si spartiranno 3,3 milioni. Associazioni sulle barricate: "Questi criteri danneggiano chi è già debole, servono nuovi fondi"

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di Andrea Gianni

Il ricordo torna alle fasi più dure della pandemia, quando i lavoratori dello spettacolo portarono i “bauli“ in piazza Duomo per chiedere sostegno e nuove regole per un settore messo in ginocchio dalle restrizioni imposte dal Covid. Gli appelli, però, sono caduti nel vuoto visto che ora si registra una nuova beffa che colpisce i piccoli e medi editori musicali, tagliati fuori dalla fetta più consistente dei ristori per un totale di cinque milioni di euro messi sul tavolo dal Governo e finiti per il 67% nelle casse dei colossi internazionali. Il ministero della Cultura ha pubblicato infatti l’elenco delle aziende Italiane che si occupano di editoria musicale e hanno chiesto di accedere ai fondi. Sono state accettate (alcune con riserva di integrazione documenti) le domande di 189 imprese che, sulla base dei dati ripartitori dei diritti d’autore, hanno registrato perdite di incasso a causa della pandemia. Sulla spartizione della “torta“ da cinque milioni di euro, però, i piccoli e medi editori sono saliti sulle barricate.

"Su 189 editori, alle quattro aziende multinazionali e loro controllate sono stati riconosciuti oltre 3,3 milioni di euro, pari al 67% dell’importo totale del ristoro, mentre alle restanti 181 aziende è rimasto il restante 33% della somma", scrivono le sigle Anem (Associazione Nazionale Editori Musicali) e Acep (Autori Compositori Editori Produttori) che rappresentano le principali realtà italiane del settore. Una beffa che, secondo le associazioni, colpisce "181 realtà imprenditoriali italiane, imprese indipendenti che sono il vero cuore pulsante della creatività musicale del nostro Paese, imprese che lavorano con passione e professionalità valorizzando il patrimonio popolare e culturale italiano, uniche anche nello scouting a favore dei giovani autori e compositori emergenti". Realtà che, in molti casi, hanno sede a Milano, in tandem con Roma polo strategico dell’industria musicale. Prenderanno, in media, poco più di novemila euro a testa. I quattro colossi, invece, si spartiranno 3,3 milioni.

Così è scattata la protesta degli editori contro "questa inspiegabile metodologia adottata" dal ministero della Cultura, e un criterio di assegnazione dei ristori che "ha nei fatti falsato la valutazione del supporto economico, finendo per favorire le pochissime grandi aziende multinazionali a scapito della stragrande maggioranza delle medio-piccole italiane. Aziende indipendenti che sono già state escluse dai contributi sul calo del fatturato 2020-2019 a causa del fisiologico ritardo di un anno con cui vengono incassati i diritti d’autore e che quindi avevano riposto molta fiducia in questo ristoro, salvo ora prendere atto che, pur rappresentando il 96% dei richiedenti, ne hanno potuto incassare meno di un terzo". Le associazioni chiedono quindi al ministro Dario Franceschini nuovi ristori, questa volta dedicati solo alle aziende indipendenti italiane " fortemente colpite dal crollo dei fatturati".

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