Picchetto in via Polesine e scuole chiuse

Incrociano le braccia docenti, bidelli e segretari che promettono un mese di mobilitazione no-stop

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Alle 17 di ieri l’adesione allo sciopero generale proclamato dai sindacati del personale della scuola - Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief compatti - si attestava al 15,59% dei lavoratori (la rilevazione era stata elaborata sul 57,98% degli istituti, ovvero 4.775 su 8.235). Ma laddove ad incrociate le braccia è stato il personale incaricato ad aprire l’istituto, l’intera scuola è rimasta chiusa. Con famiglie costrette a fare dietrofront con i figlioli al seguito e a studiare un piano B per la giornata. "Il malessere della categoria c’è e si è fatto sentire – sottolinea Massimiliano Sambruna, Cisl Scuola Milano –. Ci aspettiamo risposte sul rinnovo del contratto, sul taglio all’organico per finanziare la formazione e sulla mancanza di investimenti. Mancano soluzioni al problema del precariato". Che in Lombardia si fa sentire ogni a anno a settembre. "L’organico manca già adesso per garantire il tempo scuola richiesto dalle famiglie (il 94% richiede il tempo pieno a Milano, ndr) – continua Sambruna –. Figuriamoci il prossimo triennio con i tagli che ci saranno. Attenzione, qui rischia di saltare il patto territoriale". "Siamo soddisfatti dell’esito di questo sciopero anche se attendiamo di conoscere i dati su Milano, visto che tante scuole sono rimaste chiuse e non hanno ancora inviato l’adesione – rimarca Jessica Merli, Flc Cgil –. Ma la mobilitazione non finisce qui, deve continuare e stiamo elaborando una serie di proposte per questo mese, per ottenere un dietrofront".

In mattinata è stata organizzata una manifestazione spontanea, dal basso, davanti all’ufficio scolastico regionale di via Polesine per chi non si è potuto unire alla manifestazione di Roma.

"Manifestiamo la nostra opposizione al decreto Bianchi, ai tagli stipendiali, alla riduzione di posti di diritto e di fatto, al crescendo di classi pollaio, all’azzeramento del finanziamento alla scuola pubblica, al mercato della formazione e acquisto di crediti formativi – tuonano dal picchetto –. Protestiamo contro il tentato divieto al corteo a Roma. No alla guerra tra categorie, no alle discriminazioni, no all’ipocrisia di questo governo nel gestire i fondi a sanità, istruzione e armamenti! No alla guerra fratricida!".

Sul tavolo anche gli stipendi: "Gli aumenti previsti nel rinnovo del contratto scaduto da tre anni - circa 40 euro – sono assolutamente insufficienti per adeguare i salari già molto bassi, al livello degli stipendi del resto della pubblica amministrazione e a quelli del resto d’Europa, soprattutto in questo periodo dove l’inflazione è a livelli altissimi".

Si.Ba.

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