Piazza Fontana, Valpreda dal giudice con avvocato e nonna

Il racconto di Luigi Mariani, primo legale dell’anarchico, che il 15 dicembre 1969 era con il ballerino considerato già “il mostro”

 Pietro Valpreda davanti alla lapide che ricorda Giuseppe Pinelli

Pietro Valpreda davanti alla lapide che ricorda Giuseppe Pinelli

Milano, 13 dicembre 2019 -  E il “mostro” si presentò dal giudice accompagnato dalla nonna. Andò proprio così 50 anni fa, tre giorni dopo Piazza Fontana. Il ballerino anarchico Pietro Valpreda, che una’ora più tardi sarebbe stato arrestato con l’accusa di strage e descritto dai giornali come una “belva umana“ , quella mattina di lunedì 15 dicembre intorno alle 10 si presenta a Palazzo di giustizia con nonna Olimpia, un’arzilla 88enne.

Ma riavvolgiamo il nastro. "Sentii Valpreda al telefono una ventina di giorni prima", racconta l’avvocato Luigi Mariani, 80 anni, all’epoca uno dei giovani penalisti del Comitato di lotta contro la repressione. "Tra noi facevamo dei turni nelle difese e a me capitò quell’anarchico indiziato di vilipendio a causa di alcuni volantini molto offensivi nei confronti del Papa", spiega il legale di origini piemontesi e per ironia della sorte cresciuto in una famiglia molto cattolica. Mariani allora prende accordi con il giudice istruttore Antonio Amati (che si occupava anche delle bombe esplose a Milano il 25 aprile di quell’anno) per far presentare spontanemente Valpreda, che in quel periodo viveva a Roma. "Posso venire su in macchina venerdì 12 dicembre", dice l’anarchico.

L’appuntamento con il giudice viene fissato dunque per sabato 13. "Così vidi per la prima volta Valpreda il giorno della strage. Venne in studio verso mezzogiorno dopo aver viaggiato tutta la notte con la sua 500 ed era febbricitante". L’anarchico e il suo legale fanno il punto della situazione, poi intorno all’una Valpreda saluta Mariani e con la febbre addosso va a casa della zia Rachele, che lo ripeterà mille volte senza essere creduta. "Ma lei se lo immagina uno che sta per fare una strage e tre ore prima, febbricitante, è ancora nello studio del suo avvocato?". Il giorno dopo, sabato 13, Valpreda e il suo legale si rivedono, ovviamente parlano di quello che è successo in banca poche ore prima, poi vanno insieme in tribunale. Ma il giudice non c’è e Mariani lascia un biglietto in cancelleria: "Torniamo lunedì". È il lunedì 15 in cui l’anarchico si presenta dall’avvocato insieme alla nonna. Valpreda è incerto se andare o meno dal giudice:"Qui sbattono in galera tutti i compagni, non è che arrestano anche me?". La nonna è proprio contraria: "Pietro, va no e scappa" gli dice. Ma l’avvocato (che oggi ricorda se stesso a 30 anni ridendo) alla fine lo convince: "Se non ha fatto niente si fidi della giustizia".

Ma quando bussano alla porta del giudice Amati, ecco la prima sorpresa: Valpreda non verrà interrogato per i volantini blasfemi ma solo come teste per gli attenti del 25 aprile, quindi senza avvocato. Mariani torna davanti a quella porta un paio di volte a brevi intervalli. La terza, la nonna Olimpia che è rimasta lì in corridoio seduta su una vecchia poltrona gli corre incontro: " L’han portà via, l’han portà via" . Preso sotto le braccia da due poliziotti in borghese che lo aspettavano fuori dall’ufficio del giudice, Valpreda si ritrova in carcere nel giro di 24 orePasseranno tre anni prima che torni in libertà. "Era fine dicembre del ’72 - ricorda l’avvocato Mariani - e Pietro venne a trovarmi in studio per ringraziarmi dell’impegno in quella lunga odissea giudiziaria. Però prima di andarsene si girò: “Si fidi della giustizia eh? Tre anni al boiolo...”", che in milanese vuol proprio dire galera.

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