Salvatore Furci, il comandante dei vigili mette cocaina nell'auto per incastrare Vismara

In cella il numero uno della locale di Trezzano. La chiamata al 112 del complice: "Ha pagato droga con soldi falsi"

 Il comandante della polizia locale di Trezzano, Salvatore Furci, arrestato

Il comandante della polizia locale di Trezzano, Salvatore Furci, arrestato

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Milano - Ai colleghi dispensava consigli sul modello di cellulare da acquistare per evitare di incappare nei temuti trojan: "L’iPhone è intercettabile, ma non è attaccabile da virus... intercettabile sì, ti fanno l’intercettazione quasi del telefono... però non è attaccabile da virus perché va in blocco...". Ha provato a entrare in contatto con i colleghi che lavorano come agenti di polizia giudiziaria in Procura per carpire informazioni coperte da segreto su eventuali procedimenti penali in corso.

Al telefono parlava continuamente della sua ex comandante Lia Vismara e del sindaco di Corbetta Marco Ballarini, mostrando, secondo il gip Anna Magelli, "una forma di ossessione" legata al periodo di prova da ufficiale finito con una bocciatura e al rientro forzato al Comando di piazza Beccaria, dove per anni era stato un componente del Nucleo contrasto stupefacenti (quello coinvolto quasi interamente nell’inchiesta sui furti ai pusher). Un identikit che ben poco si attaglia alla figura di un pubblico ufficiale che il mese scorso era riuscito a diventare comandante della polizia locale di Trezzano sul Naviglio.

Ieri Salvatore Furci, 43 anni originario di Gioia Tauro, è stato arrestato dagli agenti della Squadra mobile per calunnia aggravata e detenzione di stupefacenti: sarebbe stato lui, secondo quanto ricostruito nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Anna Magelli su richiesta dei pm della Dda Alessandra Dolci e Gianluca Prisco, a nascondere (o far nascondere dal complice albanese Mariglen Memushi, pure lui in cella) le 5 dosi di cocaina ritrovate dai carabinieri della Tenenza di Bollate la sera del 3 gennaio 2020 nell’auto di Vismara. Stando agli accertamenti investigativi compiuti dai poliziotti dell’Anticorruzione, guidati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Gianni De Palma, la "vendetta" del ghisa ha cominciato a prendere forma alla fine del 2019, quando ha iniziato a fare segnalazioni a carabinieri che conosceva per lavoro sul presunto uso di cocaina da parte di Vismara e Ballarini

. Già il 16 dicembre, aveva sostenuto di aver ricevuto notizia sicura dell’acquisto di "12 palline" di droga da parte della donna, ma il servizio di osservazione predisposto dalle forze dell’ordine non aveva dato esito. Tre settimane dopo, il piano si era concretizzato: Furci era andato a prendere a casa Memushi (come dimostrano le analisi sulle celle telefoniche e le immagini delle telecamere) e insieme si erano diretti su una Fiat 500 verso il luogo dov’era parcheggiata l’utilitaria di Vismara, informati in tempo reale sugli spostamenti di quest’ultima dalla compagna del ghisa (che condivideva lo stesso gruppo Whatsapp su una squadra di pallavolo e che non è stata sottoposta a misure cautelari perché il gip ha respinto la richiesta di domiciliari avanzata dalla Procura).

A quel punto , Memushi aveva chiamato il 112 con voce camuffata (ma attribuita a lui da una perizia fonica), sostenendo di essere lo spacciatore Arjan che aveva appena venduto 5 dosi di coca a una donna che l’aveva ripagato con banconote false. Così era scattato il controllo dei carabinieri, che aveva portato al sequestro dello stupefacente e alla denuncia di Visma ra per detenzione di droga. Accusa che si è rivelata costruita ad arte da Furci per incastrare colei che gli aveva negato il passaggio a ufficiale, mettendo fine al suo periodo di prova a Corbetta per "inadempienze e scorretta applicazione delle procedure".  

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