Per qualche ora Davide torna solo uno studente

Colombi è accusato di spaccio, lesioni e della rissa dove morì l’amico Stucchi. Ai domiciliari per poter sostenere la Maturità, ieri lo scritto con i compagni

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di Barbara Calderola

Entrata e uscita protette, nessun clamore: Davide Colombi è uno studente come gli altri per i professori e la commissione. Niente scorta, nessuna prescrizione particolare. Ma per lui, il presunto capo della fazione brianzola nella rissa di Pessano costata la vita a Simone Stucchi, ieri non è stato un giorno come un altro. Ha cominciato la Maturità, poche ore dopo essere stato scarcerato. "È provato, spero che dopo il tema possa affrontare la seconda prova con la necessaria serenità", dice Cristina Biella, il suo avvocato. È lei che ha chiesto e ottenuto i domiciliari per il ragazzo arrestato con altri 23 giovanissimi otto giorni fa per il regolamento di conti del 29 settembre al Parco Giramondo finito in tragedia. Ha ritrovato i compagni al Floriani di Vimercate, il professionale nel quale ha seguito gli studi nel ramo industriale – manutenzione e mezzi di trasporto – e da dove spera come i coetanei di uscire con l’agognato pezzo di carta. Anche se per lui forse non ci sarà subito un lavoro, o l’università.

È accusato di rissa, spaccio, lesioni. Agli inquirenti ha raccontato che l’acquisto di droga "per uso personale" con soldi falsi sarebbe stato solo il primo contatto fra i due gruppi, "un incidente chiuso da tempo", e che la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso fino al drammatico appuntamento serale sarebbe stata un apprezzamento per la sua ragazza. Parole al vaglio del gip Luca Milani e del pm Antonio Cristillo. Colombi e Youssef Mahmoud Elsayed, presunto leader dell’altro gruppo, i pessanesi, avrebbero chiamato a raccolta gli amici invitandoli a presentarsi alla faida armati di bastoni, coltelli, mazze, pietre e bottiglie di vetro per affrontarsi in uno "scontro violento" nel quale è rimasto ucciso il 22enne Stucchi. A sferrare la coltellata fatale, secondo l’accusa, sarebbe stato un ragazzo all’epoca 17enne, finito in cella col fratello 15enne, che interrogato dal gip del Tribunale per i minorenni, ha detto di non ricordare di aver colpito la vittima. Ma tutti i testimoni lo indicano come autore materiale dell’omicidio, contestato anche ad altri tre minorenni e sei maggiorenni. Davide durante l’interrogatorio ha pianto, "quasi come se si fosse sciolta la tensione di tutti questi mesi", sottolinea l’avvocato. Ieri a scuola è arrivato accompagnato dal padre e oggi farà lo stesso, ma per loro niente è più come prima.

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