Babysitter, volontario, soccorritore: le "maschere" del pedofilo seriale

Le offerte di aiuto su Internet e il trucco: così una famiglia è caduta nella trappola del maniaco

Il ventottenne si fingeva “bravo ragazzo“

Il ventottenne si fingeva “bravo ragazzo“

Milano - Ora babysitter all’apparenza irreprensibile, ora volontario premuroso. Un giorno accanto ai profughi ucraini arrivati distrutti e angosciati alla stazione Centrale; un altro nei campi nomadi di Milano a portare assistenza, sorrisi e abbracci. Sono i tanti volti da buon samaritano che G.V., il pedofilo seriale arrestato dalla polizia in piazza Duca d’Aosta, sapeva abilmente sfoderare a famiglie e associazioni del terzo settore in cerca di persone desiderose di prestare un po’ del loro tempo gratuitamente.

Quando però lo scorso 16 febbraio la madre di una bambina di 5 anni, che ha affidato la figlia all’uomo per delle ripetizioni da svolgere a casa il pomeriggio, apre all’improvviso la porta della cucina e trova la piccola seduta sulle ginocchia di G.V., intento a compiere dei gesti inequivocabili, la maschera da “Joker“ caritatevole cade improvvisamente a terra. Sono la successiva denuncia dei genitori e le indagini della Questura di Milano che scattano il giorno dopo a portare a galla mosse e strategie astutamente criminali messe in atto dal pedofilo, che la sorveglianza speciale a cui è sottoposto – ha alle spalle una sfilza di precedenti il primo dei quali risale al 2014 quando viene sorpreso nel parco di largo Marinai d’Italia ad adescare e fotografare ragazzine – non riesce a fermare. Per farsi assoldare dalla famiglia, infatti, il ventottenne era entrato in contatto con un gruppo Facebook che a Milano fa da punto d’incontro fra genitori e baby sitter disponibili a dare una mano. Si crea un falso profilo in veste femminile. E offre la sua candidatura.

Quando la famiglia della bimba di 5 anni “la“ contatta, si sente però rispondere "di non essere più libera. Posso suggerirvi il mio fidanzato, che in questo momento non è occupato". Sarà così l’inesistente fidanzato a occuparsi della figlia della coppia a più riprese tra la fine di gennaio e metà febbraio. La va a prendere a scuola, poi ci sono i compiti da fare... Nello stesso momento in cui gli agenti lo fermano giovedì mattina nell’area della Centrale adibita all’accoglienza dei profughi, scatta la perquisizione a casa del giovane, che vive assieme alla madre. Dal computer emerge una galleria degli orrori: 1.800 file audio e video a contenuto pedopornografico. Immagini di bambine.

«Le condotte compiute in passato e il vissuto di questa persona fin dall’età infantile – racconta una fonte confidenziale – disegnano il profilo psicologico di un uomo che è come se non fosse mai diventato adulto, e che cerca affetto, un affetto evidentemente perverso e patologico, in soggetti preadolescenziali. Come quando da piccolo, allontanato dalla famiglia e portato in una comunità per minori, si era ritagliato una specie di ruolo nel prendersi cura dei bambini che entravano per la prima volta nella struttura". Gli stessi baci riservati da volontario con la pettorina ai minori del campo rom di via Idro. Ieri è stata convalidata la custodia cautelare nel carcere di San Vittore. Al magistrato che lo ha interrogato ha risposto con una supplica: "Sono malato, per favore castratemi". 

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