Quei 150 ospiti fantasma del Pat. Di loro si è persa ogni traccia

Magistrati e Guardia di Finan za stanno cercando di ricostruire la storia clinica dei pazienti: non risulta dove siano stati curati e soprattutto se siano sopravvissuti al Covid-19 o no

Manifestazione del Comitato Vittime davanti ai cancelli del Pio Albergo Trivulzio

Manifestazione del Comitato Vittime davanti ai cancelli del Pio Albergo Trivulzio

Milano, 21 luglio 2020 - Nel pieno dell’epidemia di coronavirus sono stati trasferiti dal Pio Albergo Trivulzio a diversi ospedali di Milano e dell’hinterland. Poi, di 150 ospiti della Baggina si è persa ogni traccia. Non si sa dove siano stati curati e se siano sopravvissuti o meno al covid-19. Non ci sono indicazioni sulla loro sorte nemmeno nelle pagine della relazione di 40 pagine stilata dalla Commissione di inchiesta istituita dalla Ats su richiesta di Regione Lombardia e Comune di Milano. L’indagine consegnata alla Procura, di cui una sintesi è stata resa pubblica la scorsa settimana dal Pirellone, ha suscitato una marea di polemiche. Soprattutto perché, tra le tante "difficoltà interne ed esterne al Pat" veniva indicato un tasso di assenteismo da parte del personale che toccava il 65% nel pieno dell’emergenza sanitaria.

Considerazioni che non sono piaciute né ai familiari dei pazienti né a medici, infermieri e Oss, che avevano denunciato la mancanza di guanti e mascherine e le lacune nella gestione dei reparti. A gettare un’ulteriore ombra, adesso, anche la vicenda dei “pazienti fantasma”. "Molti di loro, potrei dire quasi tutti, erano davvero gravi quando hanno lasciato il Trivulzio e sono morti in ospedale", racconta un infermiere. Ricostruire dove siano finiti è uno degli obiettivi dei pm Mauro Clerici, Francesco De Tommasi e degli uomini della Guardia di Finanza, coordinati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano.

Da aprile i magistrati hanno aperto un’inchiesta per epidemia e omicidio colposi, che vede tra gli indagati anche il direttore della Rsa Giuseppe Calicchio. Sotto la lente dei pm sono finiti i registri dei trasporti in ambulanza, le schede di accettazione dei pronto soccorsi. E soprattutto le loro cartelle cliniche per capire se i loro nomi siano da aggiungere o meno alla lista dei 400 deceduti “ufficiali” tra gennaio e maggio al Pat. E i parenti delle vittime avevano segnalato questa "grave mancanza".

«È da aprile che sappiamo che tanti pazienti in condizioni critiche sono stati mandati non solo in ospedale ma anche a casa, dove hanno infettato i familiari e poi magari sono morti", commenta Alessandro Azzoni, presidente dell’Associazione Felicita che raccoglie tanti familiari degli ospiti della Baggina. L’associazione, tramite l’avvocato Luigi Santangelo, ha chiesto a Regione e Procura di poter avere una copia della relazione. "Aspettiamo di leggerla – aggiunge Azzoni – ma se davvero ci fosse questa grave omissione, questo getterebbe una luce oscura" sulll’attendibilità del resoconto. "Noi – conclude – chiediamo sia fatta chiarezza e che vengano alla luce i veri numeri dei morti". E un infermiere, che chiede l’anonimato, racconta: "Stiamo di nuovo accettando pazienti dagli ospedali. Venerdì ne abbiamo ricoverati 18 e 7 sono già in isolamento". Stesso copione la settimana precedente, quando i pazienti arrivati al Trivulzio per la convalescenza "sono stati 13, di cui 3 rimandati in ospedale con febbre alta".  

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