Covid e passaporto vaccinale europeo: tanti dubbi da sciogliere

Un lasciapassare legato alla immunizzazione: è l'obiettivo comune ma difficile da attuare finché non ci saranno vaccini per tutti

Viaggi al tempo del Covid

Viaggi al tempo del Covid

Milano, 26 febbraio 2021 - Passaporto vaccinale, pass sanitario, green pass, patentino. Chiamiamolo come vogliamo, ma il tema è caldo ed è, oltre al resto, al centro della discussione europea. Se n'è parlato fino a ieri pomeriggio, nel corso del Consiglio Europeo: "La direttiva politica è averli (i passaporti digitali) nei prossimi tre mesi" ha detto Angela Merkel rispondendo a una domanda su quando i passaporti vaccinali dovranno essere pronti in Germania e in Europa. Si corre per averli pronti entro l'estate, per ovvi motivi di turismo. "Tutti hanno concordato sul fatto che serva un documento digitale che certifichi il vaccino" ha proseguito la cancelliera,  e che sia "compatibile" nei diversi Paesi europei. "Ci aspettiamo che siano pronti per l'estate" ma non succederà che non si possa viaggiare senza, ha aggiunto: "Una decisione politica a riguardo non è stata presa". Anche perché i bambini, per esempio, non possono vaccinarsi ancora contro il Covid.

Approccio comune

La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha insistito sull'importanza di "sviluppare un approccio europeo" al sistema dei passaporti vaccinali. "Se non ci riuscissimo, le iniziative bilaterali" degli Stati membri "creerannno ancora più difficoltà" e anche grandi società come "Google e Apple sono pronte a offrire soluzioni all'Oms", ma si tratta di condividere "informazioni confidenziali, quindi vogliamo dire chiaramente che noi offriamo una soluzione europea", ha avvertito von der Leyen. Bruxelles continuerà a dialogare con i governi per "progredire in questa direzione entro marzo", ha aggiunto la leader Ue, sottolineando che "il dibattito dovrà tenere conto del rischio di discriminazioni" e, al contempo, del fatto che "per molti Paesi Ue il turismo è estremamente importante dal punto di vista economico e sociale".

Viaggeremo solo dopo il vaccino? Non proprio. Lo chiarisce anche il presidente francese, Emmanuel Macron, che riunirà la prossima settimana i membri del governo per preparare il "pass sanitario" che non sarà un "passaporto vaccinale", in vista della riapertura dei luoghi di cultura e dei ristoranti chiusi durante la pandemia del Covid-19. La La creazione di questo nuovo strumento "porrà molte questioni tecniche, di rispetto dei dati individuali, di organizzazione delle nostre libertà", ha detto Macron, e per questo "bisogna prepararlo fin da ora tecnicamente, politicamente, giuridicamente". "Sento - ha detto Macron - che c'è molta confusione talvolta su questo tema" ma il pass sanitario "non sarà legato soltanto alla vaccinazione", ha sottolineato. Poiché "se riusciremo a riaprire alcuni siti, non saremo in grado di condizionare il loro accesso a una vaccinazione, e fra l'altro non avremo aperto la vaccinazione ai più giovani". "Dobbiamo evitare - ha detto Macron dopo la discussione oggi con i leader dei 27 - che ciascun Paese sviluppi un proprio sistema, lavorando a una certificazione medica comune".

Così nel mondo

In Israele (dove però il 70 per cento degli over 16 ha già ricevuto la prima dose) è stato adottato il green pass: un codice a barre (è stata predisposta un'App) o un certificato cartaceo che attesti l'avvenuta immunizzazione e col quale si potrà accedere a musei, palestre, hotel, negozi. L'Islanda, primo paese dell'area Schengen a introdurre il certificato vaccinale per il Covid19, ha varato questo sistema già a fine gennaio con un certificato che si può scaricare da un sito. 

A metà gennaio il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis aveva sollecitato la Commissione a introdurre una sorta di certificato europeo, con una lettera indirizzata a Ursula von der Leyen. Proposta condivisa da Spagna, Danimarca, Ungheria, Polonia, Belgio e Italia, è stata invece osteggiata da Francia e Germania. 

I nodi da sciogliere

"Penalizzare i non vaccinati al Covid con il patentino è possibile solo dopo aver messo a disposizione di tutti il vaccino; creerebbe altrimenti cittadini di serie A e serie B, soprattutto perché ad oggi il vaccino non è disponibile per tutti". E' questo il problema principale. A dirlo è il costituzionalista Alfonso Celotto che, alla domanda se la scelta delle vaccinazioni per categorie sia discriminatoria risponde: "No, perché essendo i vaccini ancora non disponibili per tutti occorre fare una graduazione nel tempo. Giusto che scelga il Parlamento, dunque una scelta politica, ma comunque occorre ragionevolezza nella scelta, nel senso che vanno tutelate prima le categorie più essenziali al funzionamento del Paese, come è stato per i sanitari". Quindi sì ad obbligo e patentini in Israele dove i vaccini ci sono per tutti ma non in Italia dove, essendo garantite la preminenza di diritto all'uguaglianza e alla parità del trattamento, una misura del genere è incostituzionale. L'estate è alle porte: la regola "entrano solo i vaccinati" potrebbe entrare in vigore anche da noi? "La Svezia può mandare i vaccinati in vacanza? E perché no, viene da dire. Portano soldi - risponde Celotto - Ma agli italiani sicuramente questa discriminazione dovrà essere evitata ed almeno all'interno dell'Ue con il Consiglio d'Europa dovrà esserci una linea unitaria che garantisca diritti a tutti".

 

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