Pascoli affittati per spargere liquami e avere fondi

Nella corsa agli aiuti europei società fittizie si accaparrano alpeggi a discapito dei piccoli imprenditori

Migration

Non solo irregolarità e caporalato, ma anche le frodi ai fondi europei, dal 2003 sono diventati un problema endemico per l’agroalimentare italiano e non solo. L’anno non è casuale, perché è proprio nel 2003 che la riforma della Pac (Politica agraria comunitaria) introduce il criterio del disaccoppiamento dei premi rispetto dei premi erogati dagli ettari coltivati e dal numero di bestiame posseduto. Di fatto, i sostegni vengono erogati indipendentemente dalla produzione e viene premiata la salvaguardia dell’ambiente, la salute pubblica ed il benessere animale.

"In poco meno di vent’anni – si legge nel lavoro dell’osservatorio ‘Placido Rizzotto’ – coinvolgendo particolarmente le terre alte dalle Alpi agli Appennini nel fenomeno dei “pascoli di carta”. Succede, ad esempio, negli alpeggi della Lombardia. Grandi aziende della Bassa, specialmente allevamenti intensivi di suini e bovini, affittano pascoli montani per spargere liquami e, a un tempo, ottenere premi comunitari".

Succede, ad esempio, in Lombardia, dove "l’accaparramento di terre alte espelle piccoli imprenditori agricoli, braccianti e pastori e viene usato per attività speculative sui fondi europei. Si creano società fittizie in cui lo speculatore è in possesso dei titoli in modo da poter richiedere i contributi, mentre gli animali sono di proprietà di terzi, rimasti senza alpeggio, che si accontentano di pascolare". La ricerca di nuovo suolo è uno degli aspetti di maggiore criticità, secondo il rapporto che cita anche il caso dello spandimento di fanghi contaminati della Wte. "Si tratta della potenziale punta di un iceberg, che fotografa un’esigenza crescente di suolo da consumare".F.P.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro