La carezza agli 80mila, il Papa: "Giocate come faceva Gesù"

San Siro, ultima tappa coi cresimandi. Francesco ai genitori: educate l’intelletto, il cuore e le mani

Cresimandi a San Siro per la visita del Papa

Cresimandi a San Siro per la visita del Papa

Milano, 26 marzo 2017 - «Giocate», dice Francesco a un San Siro esaurito da finale di Champions, su fino al terzo anello uno sventolare di sciarpe vaticane e pettorine rosso Milano, verdi gialle rosa arancio blu e azzurre a distinguere i settori dell’Arcidiocesi. Sono ottantamila cresimandi e cresimati, parenti, educatori delle parrocchie. E il Papa parla ai bambini e ai genitori. Ai ragazzi, cui strappa e fa ripetere la promessa antibullismo, spiega che «giocare con gli amici, giocare bene, sentire la gioia del gioco», insomma «come giocava Gesù», è una di tre cose che «mi hanno aiutato a far crescere l’amicizia con Gesù». La domanda l’ha fatta Davide di Cornaredo, il gioco viene secondo dopo «i nonni: parlate con loro, ascoltateli, fate loro domande»; al terzo posto c’è l’oratorio ma tutto «è unito dal filo rosso della preghiera». Ma anche ai genitori il Papa dice «giocate coi vostri figli, perdete tempo con loro»; parla del dominguear, «fare domenica» all’argentina: «Dopo essere andati a Messa in famiglia è una buona cosa se potete andare in un parco o una piazza a stare un po’ insieme». Anche se lo sa Francesco, «è un tempo buio questo», «che ci toglie umanità», perché «tanti per dare da mangiare alla famiglia devono lavorare nei giorni festivi». Eppure, rammenta il Pontefice, «I bambini ci guardano», e cita proprio il film di Vittorio De Sica del ’43, precursore del neorealismo: per Francesco, «quei film del Dopoguerra sono una vera catechesi di umanità». E «non immaginate l’angoscia di un bambino quando i genitori litigano, quando voi litigate soffrono e non crescono nella fede», «quando i genitori si separano il conto lo pagano loro», e «nel metterli al mondo dovete aver coscienza di questo». «I nostri figli», dice il Papa, «ci osservano tutto il tempo, anche se non ce ne rendiamo conto»; «conoscono le nostre gioie, le nostre tristezze», e «dato che sono furbissimi», «ricavano le loro conclusioni e i loro insegnamenti».

Francesco arriva a San Siro alla fine della sua serrata 10 ore milanese, densa d’inediti: la visita in via Salomone e il pranzo coi detenuti di San Vittore, oltre all’abbraccio di 100mila milanesi in piazza del Duomo e di un milione di fedeli a Monza. Ma l’ultimo giro della Papamobile è quello del campo del Meazza: come il predecessore Benedetto nel 2012, ha voluto essere anche all’incontro coi ragazzi delle cresime, istituito dall’Arcidiocesi ambrosiana col cardinale Colombo nel 1973. Una festa ad altissimo volume, che per tutto il pomeriggio scalda l’atmosfera: nel giorno dei cresimandi e cresimati, al tempo di Francesco, ci sono pensieri per i terremotati del Centro Italia col vescovo di Rieti Domenico Pompili, ci sono Giacomo di Aldo e Giovanni e Davide Van de Sfroos, testimonial pro-oratori, ci sono canti e balli di gruppo, prove delle coreografie che con giochi mozzafiato di teli e palloncini comporranno un volto di Gesù. Bergoglio spende molte delle parole conclusive della visita a Milano sull’«educazione»: «Io consiglierei uneducazione armonica, dell’intelletto, del cuore e delle mani. Non divorziare le tre cose, non educare solo l’intelletto con le nozioni, le idee: è importante, ma senza il cuore, e senza le mani, il modo di fare nella vita, non serve». Educare, poi, «nella solidarietà»: Francesco racconta di una mamma di Buenos Aires, a tavola coi tre figli bambini («Poi ne ha avuti due in più»), «mangiavano proprio costolette alla milanese». E quando un povero bussa chiedendo da mangiare, e i figli lo vorrebbero accontentare, dice loro di dividere a metà le proprie cotolette, perché «la solidarietà è quella che costa, non quella che avanza». E «non c’è festa senza solidarietà – dice il Papa – come non c’è solidarietà senza festa».

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