GABRIELE MORONI
Cronaca

Paolo Raimondi, da 16 anni a caccia della madre naturale: “Ho scoperto che è morta, ma ora voglio trovare i miei fratelli”

Canegrate, il 57enne è stato lasciato all’ospedale dopo la nascita. Dopo anni di ricerche tra archivi e documenti la triste scoperta ma anche una nuova speranza: "Non sono da solo"

Paolo Raimondi. Nel riquadro, insieme alla mamma adottiva

Canegrate (Milano) – Sedici anni alla ricerca della madre che lo aveva lasciato appena nato. Sedici anni per ottenere un primo risultato. Paolo Raimondi, 57 anni, bancario di Canegrate, nell’Alto Milanese, adesso sa chi era sua madre, ma non potrà soddisfare il desiderio confessato di guardarla negli occhi, senza nessuna intenzione di giudicarla: ha avuto la notizia che è mancata nel 2005. Era nata nel 1930. Oltre a questo è venuto a conoscenza del nome di battesimo e che era sempre vissuta nel Pavese.

Paolo Raimondi da bambino
Paolo Raimondi da bambino

"Sono venuto al mondo – racconta Paolo Raimondi – al Policlinico San Matteo di Pavia il 15 ottobre del 1965. La donna che mi ha dato alla luce mi ha lasciato proprio lì, in ospedale. Avevo 8 giorni quando sono stato affidato al ‘Sante Zennaro’, l’Istituto provinciale per l’infanzia. Il 26 ottobre sono stato battezzato come Paolo Ginna nella parrocchia di Santa Maria di Caravaggio. Sono rimasto a Pavia fino al 1966, quando sono stato adottato da Enrico e Maria, coniugi di Canegrate. Sono stati i miei genitori, dei genitori esemplari che mi hanno dato tutto l’amore possibile".

Dai ricordi della mamma Raimondi ha ricavato un altro scopo delle sue ricerche: ritrovare i suoi fratelli. "I miei futuri genitori mi hanno visto per la prima volta al ‘Sante Zennaro’ quando avevo trentatré giorni. Ogni settimana venivano a Pavia tre volte. Mia madre mi ha sempre parlato di una certa suor Maria Pia che discorreva volentieri con lei. Un giorno la suora le ha detto, indicandomi: ‘Questo qui è il terzo’. Era il terzo figlio della stessa donna che veniva portato all’Istituto. Una settimana dopo la suora si è presentata tenendo in braccio una bambina, che avrà avuto un anno, un anno e mezzo, con un fazzolettino sulla bocca per nascondere una piccola imperfezione. ‘È la sorella di Paolo. Le guardi gli occhi’. Erano azzurri come i miei".

È il 2007 quando Paolo Raimondi inizia a inseguire il proprio passato presentando la prima istanza al Tribunale dei minorenni di Milano per chiedere di conoscere la madre naturale. È anche una lunga, tenacissima lotta contro la polvere che si è accumulata nel corso degli anni, la legge del tempo che ha fatto sparire tanti testimoni, il rigore della legge, la burocrazia. Telefonate, viaggi, incontri a Pavia, il Comune, la Provincia, la curia, la Caritas, gli Ordini professionali delle infermiere, delle ostetriche, degli assistenti sociali, i sindacati. Oggi Paolo non si ferma a questo primo risultato, faticosamente, dolorosamente conseguito, con la certezza che non potrà mai conoscere chi gli ha dato la vita. La sua lunga battaglia prosegue.

"Chiedo di avere i dati anagrafici completi di mia madre. Ci sono tre sentenze della Cassazione, fra cui una delle Sezioni unite, che danno indicazioni ai Tribunali dei Minori su come comportarsi nei casi in cui la madre biologica sia ancora vivente. Sempre la Cassazione è intervenuta per affermare, in sostanza, che se la madre è deceduta non esistono più ragioni di riservatezza e la sua identità può essere comunicata al figlio – prosegue Raimondi –. Nella mia seconda istanza al Tribunale dei Minori, oltre ai dati precisi della donna che mi ha partorito, chiedo di sapere chi sono i miei fratelli. Presumo che sia proprio questa richiesta a ritardare l’iter della pratica. Ormai è passato più di un anno e attendo ancora una risposta".