Pandemia e guerra, il presidente Istat: "Facciamo rinunce, ne usciremo più forti"

Gian Carlo Blangiardo: "Economia di guerra? Milano si prepari". E la natalità scenderà ancora

Gian Carlo Blangiardo

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Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat, la pandemia ci ha restituito il record assoluto di denatalità, e con un numero di morti oltre i 700mila, il più alto dal Dopoguerra. Ora Draghi avverte «non siamo in un’economia di guerra ma dobbiamo prepararci». Cosa dobbiamo aspettarci?

"Condivido la posizione del premier, è sicuramente di buon senso, ci possono essere delle evoluzioni in una certa direzione abbastanza preoccupanti. Avevamo appena incassato gli effetti del Covid dimostrando almeno per la parte economica, di essere capaci di rialzare la testa: un rimbalzo del Pil, produzione industriale, esportazioni, mercato del lavoro, nulla di eccezionale ma un interessante e lodevole recupero. Le cose stavano volgendo nella direzione giusta, ma l’impetuoso cambio di scenario in Europa ha acuito i problemi, che erano pre-esistenti, legati agli approvvigionamenti, in primis in campo energetico. Poi l’inflazione in ripresa. Insomma, siamo di fronte ad un momento nel quale in una situazone di debolezza il paziente si è preso una gravissima un’influenza. Si può e si deve reagire e in maniera positiva se scatta questo meccanismo di “coesione sociale“. Facendo tutti la propria parte, rinunciando a certi comportamenti, a certi consumi. “Adda’ passà ‘a nuttata“, per dirla con la celebre frase in Napoli Milionaria di Eduardo De Filippo, dobbiamo superare la notte in attesa di tempi migliori. Il messaggio di Draghi è quello di un capo di Stato che con molta consapevolezza e senso responsabilità dice: “Ragazzi, rimbocchiamoci le maniche“".

In Italia con la pandemia sono nati meno bambini, una denatalità che ha portato il numero di nati sotto la quota delle 400 mila unità nel 2021 come dicono i dati aggiornati che presentate oggi. A Milano da anni la natalità è in calo. Con la guerra, cosa accadrà?

"La demografia italiana era debole prima del Covid e dopo è andata in caduta libera. Questa nuova situazione di incertezza non aiuta. Quanto a Milano, ha subito come tutti il colpo e sta cercando di reagire. Ha una popolazione che diminuisce, molto anziana, spesso composta da donne sole e vedove con un sovrautilizzo di spazi abitativi. Nemmeno le straniere fanno figli come accadeva in passato: ci hanno rinunciato, sono troppe le difficoltà anche per loro. Milano dal punto di vista demografico aveva raggiunto il massimo negli anni Settanta toccanto punte di un milione e 700mila abitanti con una forte emigrazione dal Sud, ma era un altro mondo, il vecchio “Triangolo industriale“ (Milano, Torino, Genova, ndr ), l’attrazione per costruire i palazzi, riempire le fabbriche. Milano resta vitale e vivace. Ha ancora risorse da spendere, una capacità attrattiva notevole, penso al solo sistema delle università, oppure alla capacità di fornire servizi alla persona, nel settore sanitario. Bisogna prenderne atto e riorganizzarsi in una chiave di cambiamento. Lo smart working, ad esempio, non dovrebbe essere completamente abbandonato. Consentire il lavoro esterno per qualche giorno alla settimana può aiutare nella riorganizzazione dei servizi dei trasporti, incidendo anche sul piano ambientale che oggi mi sembra un’altra delle grandi priorità. Ci sono delle opportunità che il Covid ci ha fatto scoprire, non solo interventi “tappabuchi“, ma se guardiamo in positivo possono diventare l’elemento su cui costruire qualcosa di diverso e di altrettanto funzionale come poteva essere prima. Possiamo cominciare ad accettare nuove cose, anche piccoli compromessi tra ciò che è teoricamente ottimale e ciò che è utile e funzionale, ma non comporta grandi sacrifici".

Guerra dei prezzi, in uno scenario da “economia di guerra“ quali beni del nostro paniere potrebbero subire degli aumenti più forti e immediati?

"Ci sono beni che sono contingentati o sono strumento o arma di speculazione. Abbiamo sotto gli occhi il caso della benzina il cui prezzo presenta una variabilità importante".

Il ministro della Transizione ecologica Cingolani parla di "aumenti ingiustificati".

"Sono d’accordo sul fatto che verosimilmente ci sia chi specula, anche se non conosco pienamente i meccanismi che stanno dietro all’impennata dei prezzi dei prodotti energetici".

 

 

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