Omicidio di Pamela Mastropietro, preso nigeriano in Centrale

Ai tavolini del bar con la moglie. "Aveva un biglietto per Chiasso"

Pamela  Mastropietro, 18 anni, uccisa a Macerata

Pamela Mastropietro, 18 anni, uccisa a Macerata

Milano, 10 febbraio 2018 - «Prego, documenti». Sembra un controllo di routine, di quelli che le forze dell’ordine effettuano ogni giorno all’interno della Stazione Centrale e nelle immediate vicinanze. Invece no. Quello è un blitz mirato: al tavolino del bar c’è il 26enne nigeriano sospettato di aver avuto un ruolo nella morte di Pamela Mastropietro, la 18enne romana probabilmente uccisa con due coltellate all’addome prima di essere fatta a pezzi e gettata nelle campagne di Pollenza, nei pressi di Macerata. L’alert arriva nella mattinata di ieri dai carabinieri marchigiani ai colleghi di via Moscova: una persona che la Procura sta cercando risulta essere dalle parti dello scalo ferroviario. A mezzogiorno, i militari della Catturandi entrano in azione.

Il 26enne è in compagnia della moglie, nella zona dei negozi a due passi dall’area controlli che conduce ai binari. L’uomo viene identificato da un foglio della Prefettura di Ancona, un avviso a regolarizzare la propria posizione in Italia indirizzato proprio al richiedente asilo nigeriano. Con sé ha uno zaino che contiene soldi e indumenti, quello che serve per sparire insomma. La compagna 22enne (completamente estranea alla vicenda che riguarda Pamela), l’ipotesi investigativa, potrebbe averlo raggiunto da Cremona, dov’è ospitata in un centro di accoglienza per profughi, per seguirlo in Svizzera. Sì, perché, stando a quanto risulta agli inquirenti, i due erano in partenza per Chiasso a bordo di un treno in partenza proprio stamattina. Cosa ci facevano in Centrale il giorno prima? Forse erano appena arrivati entrambi da Cremona. Forse lui, già a Milano da qualche giorno, si era recato in stazione per andare a prendere la moglie. O forse si sono incontrati dopo essere scesi da due treni differenti. Una cosa pare certa: il 26enne non aveva contatti in città, né risultano suoi passaggi precedenti in zona tali da far pensare a una rete di persone in grado di ospitarlo piuttosto che di pianificargli la fuga.

In ogni caso, i due sono stati immediatamente caricati in macchina e portati a Bologna, dove sono stati presi in consegna dai carabinieri di Macerata. Fino a ieri sera, non risultavano provvedimenti di fermo emessi dalla Procura di Macerata a carico del richiedente asilo centrafricano: è stato sentito da pm e investigatori come persona informata sui fatti, ma da ambienti investigativi filtra che il 26enne potrebbe avere responsabilità del vilipendio del cadavere della giovane trovata morta lo scorso 31 gennaio.

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro