Ex Palasharp, cantiere a rischio per gli spazi olimpici: costi boom, progetto in bilico

Le prescrizioni del Cio obbligano i privati a realizzare una seconda pista, 12 spogliatoi e 3 aree hospitality. Le spese sù di oltre 10 milioni. Appello al Comune

Milano - ​Cantiere in due fasi, costi che schizzano in alto, progetto in bilico. Si complica l’operazione olimpica legata all’ex Palasharp di Lampugnano. Sì, perché l’impianto chiuso dal 2012 dovrebbe trasformarsi nella Milano Hockey Arena per ospitare le partite di hockey su ghiaccio femminile ai Giochi invernali Milano-Cortina del 2026 ma il via libera al progetto definitivo è ancora in alto mare. Le prescrizioni del Comitato olimpico internazionale (Cio) sugli spazi previsti nel palazzetto, infatti, stanno costringendo Comune (proprietario dell’area) e TicketOne-Mca Events (vincitrici del bando per la realizzazione e gestione dell’impianto) a rivedere il progetto concepito prima dell’assegnazione dei Giochi invernali a Milano.

Quel progetto prevedeva una capienza di 8-9 mila posti per poter ospitare varie manifestazioni sportive, tra cui l’hockey su ghiaccio, e concerti. Ma per un palazzetto compatibile con i Giochi del 2026 servono due piste di ghiaccio (una per le partite ufficiali, l’altra per il riscaldamento degli atleti), 12 spogliatoi e tre sale hospitality, non previste nel progetto iniziale presentato da TickeOne-Mca Events. Gli spazi olimpici aggiuntivi comporterebbe la riduzione della capienza del palazzetto da 8 mila a circa 5 mila posti. Di fatto la seconda tribuna non sarebbe realizzata per le Olimpiadi, ma sarebbe aggiunta solo in una seconda fase del cantiere post-Giochi. Una seconda fase che consentirebbe di realizzare il progetto del nuovo Palasharp così com’era inizialmente concepito.

Le due fasi dei lavori – per i Giochi e dopo i Giochi – comporta un aumento rilevante dei costi per i privati, incremento dovuto anche ai prezzi più alti per le materie prime. Si parla di oltre 10 milioni di euro complessivi, una cifra che potrebbe essere incompatibile con la sostenibilità economica dell’operazione per TickeOne-Mca Events, che di fatto potrebbero rientrare dall’investimento solo a partire dal 2027, una volta completata la seconda fase dei lavori.

Il nodo, dunque, è economico: chi deve pagare i costi aggiuntivi per realizzare l’impianto con le varianti olimpiche e poi, dopo il 2026, completare l’arena così come era stata concepita in origine? I privati potrebbe non farcela a sostenere il nuovo budget con le spese aggiuntive dettate dalle esigenze olimpiche. Urge soluzione per rendere l’operazione economicamente realizzabile. Potrebbe servire l’intervento del Comune.

 

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