Milano, il padre poeta ucciso dagli alimenti

Il gesto estremo di un separato che non poteva permettersi il mantenimento dei figli. "Caso drammatico, ma il disagio è enorme"

Famiglia: padre e figlio (immagine di repertorio)

Famiglia: padre e figlio (immagine di repertorio)

Milano, 18 febbraio 2020 -  Mourad era un poeta, ma i suoi versi negli ultimi tempi erano divenuti sempre più cupi e disperati. Mourad, nome di fantasia, con uno stipendio di meno di mille euro al mese per una cooperativa che si occupa di trasporto di disabili non riusciva a mantere i tre figli, due minorenni, dopo una separazione conflittuale. Nella notte tra venerdì 7 e sabato 8 febbraio si è ucciso nella casa dove viveva, nell’Altomilanese, impiccandosi a una trave all’età di 52 anni. Una tragedia che ha sullo sfondo, secondo i rilievi dei carabinieri intervenuti, una "depressione conseguente alla separazione".

Prima di togliersi la vita era uno dei tanti padri separati ridotti in povertà dalla fine di un rapporto. "Il fatto di non riuscire a pagare gli alimenti per i figli e di non poter contribuire alle spese lo faceva sentire senza dignità", racconta un’amica che lo ha sostenuto aiutandolo anche a trovare un appartamento in affitto quando l’anno scorso l’uomo, originario del Marocco e in Italia da più di trent’anni, si è trovato senza un tetto. Ha scelto di uscire di casa perché il rapporto non poteva più andare avanti e da allora è precipitato in un tunnel, con la depressione che si è sommata a una situazione economica precaria e a un rapporto difficile con i figli.

"Un mese fa si era rivolto alla nostra associazione per chiedere consigli e aiuto – spiega Ernesto Emanuele, presidente dell’Associazione Papà Separati Milano – perché la moglie lo aveva denunciato per non aver contribuito al mantenimento suo e dei figli. Il modesto stipendio gli bastava per pagare solo l’affitto e poco più. Chiediamo alla politica quanto tempo dobbiamo ancora aspettare per avere una legge che tenga conto della realtà che vivono i tanti, troppi, padri alienati". Resta il dolore di chi lo ha conosciuto, e un tentativo di portare avanti il suo ricordo. "Scriveva delle poesie bellissime e aveva vinto anche premi letterari – racconta l’amica – ci farebbe piacere raccoglierle in un saggio. Troppo spesso i padri separati vengono lasciati soli, soprattutto quando non hanno una rete di supporto. Lui aveva un Cud che superava di poco gli 11mila euro all’anno, niente in una regione come la nostra dove il costo della vita è alto". Il denaro, che non basta mai, diventa il problema più urgente da affrontare. Assieme alla necessità di ricostruire un rapporto con i figli dopo che un terremoto ha sconvolto il nucleo familiare.

La Caritas Ambrosiana nel corso degli anni ha offerto ospitalità a una trentina di padri separati, quasi tutti italiani sui 40-50 anni, in un appartamento con cinque posti letto messo a disposizione dalla parrocchia di San Luca Evangelista, a Milano. A marzo il progetto sospeso temporaneamente verrà riavviato in un’altra parrocchia, la Sant’Anselmo da Baggio, con quattro stanze singole che permetteranno anche di ospitare i figli anche di notte. Un educatore segue gli ospiti per dieci giorni alla settimana, dopo un anno devono uscire e cercare di vivere in autonomia. "Finora siamo riusciti a intercettare le fasce più problematiche e fragili – spiega Alessandro Pezzoni, responsabile del progetto – ma ci sono tanti casi che sfuggono ai nostri radar, anche perché rivolgersi alla Caritas viene visto come l’ultima spiaggia. La situazioni più difficili si presentano quando oltre al lavoro precario ci sono alimenti e mutuo da pagare. In una città come Milano, con un costo della vita così alto, quando si cade è davvero difficile rimettersi in sesto".

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