Guardia giurata presa in ostaggio, il sequestratore resta in carcere. "Non sono dell'Isis"

Interrogato a San Vittore ha iniziato a pronunciare frasi sconclusionate e gli è stato consigliato di avvalersi della facoltà di non rispondere

Il fermo dell'uomo in Duomo a Milano (Frame video polizia)

Il fermo dell'uomo in Duomo a Milano (Frame video polizia)

Milano, 14 agosto 2020 - Deve restare in carcere Mahmoud Elhosary, il 26enne egiziano che due giorni fa ha tenuto in ostaggio con un coltello un vigilante nel Duomo di Milano. Lo ha deciso il gip Raffaella Mascarino che ha convalidato l'arresto e disposto la misura cautelare come chiesto dal pool antiterrorismo guidato dal pm Alberto Nobili.

"Sono musulmano, ma non vado in moschea e dei terroristi, dell'Isis non so proprio nulla", ha detto in sostanza il giovane che oggi è stato sentito a San Vittore e formalmente si è avvalso della facoltà di non rispondere, anche su consiglio del  suo legale, l'avvocato Costanza Pedrotti, dopo che aveva iniziato  a pronunciare frasi sconclusionate come "mi hanno drogato". Lo stesso aveva fatto davanti agli agenti, dopo essere stato immobilizzato, all'interno della Cattedrale.

"Stavo meglio quando venivo curato", ha detto ancora il 26enne, che per un anno aveva seguito un percorso terapeutico per problemi psichici in Egitto. È emerso che il 26enne, dopo un arresto nel 2016 per una tentata rapina all'aeroporto di Malpensa, era tornato in Egitto dove aveva seguito un percorso di cure per ansie, psicosi e depressione, ma poi, rientrato in Italia, non ha voluto più essere curato. 

Dagli atti delle indagini emerge anche che almeno dal 25 luglio l'egiziano dormiva in strada dopo che tra giugno e luglio era stato ospitato da alcuni conoscenti e dallo zio. Prima aveva frequentato la zona sud della città, tra Corvetto e Rogoredo e poi negli ultimi giorni  stazionava vicino al Duomo. Un suo ex datore di lavoro lo ha descritto a verbale come un uomo introverso, ma che non ha mai dato problemi e un "gran lavoratore".

La custodia in carcere è stata decisa in particolare per il pericolo di reiterazione del reato (il giovane non avrebbe nemmeno una casa dove stare ai domiciliari). A San Vittore verrà seguito dal punto di vista psichiatrico e poi, dopo l'acquisizione dei documenti sul percorso terapeutico in Egitto e sulla base delle relazioni del carcere, verrà disposta una perizia psichiatrica sulla capacità di intendere e di volere.

Nelle indagini della Digos - guidate dal pm antiterrorismo Alberto Nobili - al momento, è esclusa la pista terroristica. Tuttavia il cellulare dell'uomo è stato sequestrato e al vaglio degli inquirenti ci sono i suoi contatti, soprattutto le telefonate degli ultimi giorni. Secondo quanto si apprende, si tenderebbe a escludere che qualcuno possa averlo istigato o che possa aver avuto dei 'referenti' che lo abbiano spinto al gesto. Lo sguardo della procura poi si allargherà anche sulle sue amicizie e in generale sull'ambiente che frequentava in Italia (dove era tornato dopo un periodo in Egitto) per escludere che avesse a che fare con soggetti di interesse del punto di vista terroristico.

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