Milano, tangenti nella sanità: arrestati un imprenditore e cinque medici

Accuse choc: infezioni inventate pur di operare. Indagato un ex magistrat

Ospedale Gaetano Pini

Ospedale Gaetano Pini

Milano, 11 aprile 2018 - Il terremoto nella sanità milanese era iniziato poco più di un anno fa con l’arresto del primario del Cto-Gaetano Pini, Norberto Confalonieri, ribattezzato lo «spaccaossa»: accusato di corruzione, turbativa d’asta, lesioni volontarie, già rinviato a giudizio. I meccanismi corruttivi svelati da quell’inchiesta lasciavano intendere che il fenomeno tangenti-sanità a Milano fosse molto più vasto e molto più rodato, e che quell’arresto avrebbe scatenato un effetto domino. 

I procuratori aggiunti Maria Letizia Mannella, Eugenio Fusco e il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza non hanno mai smesso di indagare. Ieri mattina ai domiciliari sono finiti anche la direttrice sanitaria del Cto-Gaetano Pini, la 59enne Paola Navone, e due primari dello stesso ospedale: Carmine Cucciniello, direttore dell’unità di ortopedia correttiva, e Giorgio Maria Calori, direttore della Chirurgia ricostruttiva, entrambi di 61 anni. Arrestati, e sempre ai domiciliari, anche due primari dell’Irccs Galeazzi, privato accreditato col sistema sanitario regionale: Carlo Romanò, 54 anni, responsabile del centro di chirurgia ricostruttiva e delle infezioni osteo-articolari, e il biologo Lorenzo Drago, 55 anni, responsabile del laboratorio di analisi e professore associato all’Università di Milano. Per tutti l’accusa è corruzione. In carcere, invece, è finito Tommaso Brenicci, 53 anni, imprenditore e amministratore della «Eon medica» di Monza, società che si occupa di articoli elettromedicali e ortopedici. 

Indagato per favoreggiamento e abuso d’ufficio Gustavo Cioppa, quarant’anni in magistratura con incarichi di rilievo, ex procuratore di Pavia, e poi ex sottosegretario alla presidenza della Regione Lombardia nella scorsa giunta, voluto dal governatore Roberto Maroni nell’autunno 2015 dopo un altro terremoto giudiziario-sanitario: l’arresto dell’ex vicepresidente e assessore alla Salute, Mario Mantovani. Per i magistrati dell’inchiesta «Domino», «Cioppa è apparso una sorta di referente portavoce in Regione degli interessi dei soci e della stessa trama affaristica». La direttrice sanitaria del Pini, Paola Navone, dopo aver firmato il «Piano triennale per la prevenzione della corruzione e delle illegalità per gli anni 2016-2018» andò a raccontarlo in tv. «Il piano anticorruzione verrà attuato al Gaetano Pini al più presto», diceva durante la puntata di ‘Porta a Porta’ del 27 marzo 2017, quattro giorni dopo l’arresto del primario collega Norberto Confalonieri. «Abbiamo fornito alle autorità — spiegò la manager, che in passato era stata anche responsabile del Nucleo operativo di controllo della Asl di Milano — la lista di tutte le attività sugli impianti protesici, che fanno parte di un flusso di dati che è controllato». Navone, una decina di anni fa, fu anche «sfiorata» da un’inchiesta che riguardava presunte falsificazioni di cartelle cliniche per rimborsi sanitari all’ospedale San Carlo.

Il meccanismo corruttivo evidenziato dai pm Mannella e Fusco è molto semplice. L’imprenditore Tommaso Brennici e i due primari del Galeazzi, Romanò e Drago, erano soci (gli ultimi due indiretti) di una società che aveva il brevetto di un dispositivo per l’individuazione delle infezioni ossee. I due dirigenti lo avevano già introdotto al Galeazzi. Tramite il primario del Pini Giorgio Maria Calori, pure lui socio indiretto di Brennici anche in altre società, era stato introdotto anche al Pini.  Tutti i medici si prodigavano in studi scientifici e pubblicazioni in cui venivano esaltate le qualità di quella tecnologia di campionamento biologico per infezioni ortopediche. «Infine – scrive il gip De Pascale nella ordinanza che dispone la misura cautelare – per aumentare il bacino di utenza dei pazienti e potenziare l’uso del dispositivo al Cto-Pini, Navone e Calori si sarebbero rivolti a Gustavo Cioppa, ex magistrato, affinché intercedesse presso l’assessore al Welfare Giulio Gallera e il direttore generale del settore per ottenere dal Pirellone l’approvazione del ‘Progetto Domino’ che nel marzo 2017 accreditava il reparto diretto dallo stesso Calori come punto di riferimento regionale per il trattamento delle infezioni articolari». 

 

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