La verità dell’ex primario per tre ore davanti ai pm: "Non sono un mostro"

L'ortopedico Norberto Confalonieri di nuovo interrogato

Norberto Confalonieri

Norberto Confalonieri

Milano, 12 aprile 2017 - Tre ore di interrogatorio in Procura per Norberto Confalonieri, l’ex primario del Cto-Pini di Milano arrestato tre settimane fa per corruzione e turbativa d’asta e indagato per lesioni volontarie su alcuni pazienti. E alla fine se ne torna in silenzio ai domiciliari, accompagnato dal suo avvocato Ivana Anomali. Per l’accusa era a libro paga di due multinazionali produttrici di protesi sanitarie - la Johnson&Johnson e la B.Braun - in cambio di tangenti e altri regali. Per di più, avrebbe anche causato «danni fisici» ad alcuni pazienti durante i suoi interventi chirurgici.

Nell'ambito ell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Giulia Perrotti e dai pm milanesi Eugenio Fusco e Letizia Mannella, inquirenti e investigatori del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza stanno focalizzando la loro attenzione su tre o quattro casi di presunte lesioni, anche se nei giorni scorsi le cartelle cliniche sequestrate erano state molte di più, una sessantina. In un’intercettazione, tra l’altro, Confalonieri parlava di un femore rotto ad un’anziana per «allenarsi», anche se per il primario si sarebbe trattato solo di un «vocabolo goliardico». Nei giorni scorsi i pm hanno individuato il medico legale al quale affidare l’incarico di una consulenza tecnica che accerti se alcuni pazienti abbiano o meno subito danni fisici nel corso di operazioni chirurgiche di impianto di protesi effettuate dal medico o in regime pubblico al Cto-Pini o in regime privato alla clinica San Camillo, dove Confalonieri operava.

Il giudice per le indagini preliminari Teresa De Pascale, che a marzo ha disposto i domiciliari per le accuse di corruzione e turbativa d’asta, pur scrivendo che «il modus operandi di Confalonieri», a leggere le intercettazioni, «sembra porsi in netto contrasto con i principi di etica medica», non ha ravvisato, tuttavia, i gravi indizi di colpevolezza per disporre il carcere anche per lesioni, come aveva chiesto invece la Procura di Milano. In ogni caso gli inquirenti, come segnalato dallo stesso giudice, hanno provveduto a sequestrare le cartelle di 62 «protesi monocompartimentali di ginocchio» che il medico avrebbe impiantato, tra il 2014 e il 2015, solo per «motivazioni di natura prettamente economica». A questi casi, poi, si aggiungerebbero, come emerge dalle carte, anche operazioni effettuate dal chirurgo nel 2016. Operazioni che, ora, sono sotto la lente d’ingrandimento, con accertamenti lunghi e complessi. L’ex primario si è sempre difeso, anche con una memoria depositata al gip, sostenendo di non essere «un mostro né un money maker» e spiegando che quelle intercettate erano «chiacchiere da bar».

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