Ortomercato, fuoco e auto in fiamme

Nel campo rom di Bonfadini i “cannibali” delle auto, poi incendiate. I cittadini: chiediamo solo decoro e legalità

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di Marianna Vazzana

Diciotto scheletri di auto carbonizzate, in fila, in via Bonfadini, a ridosso del muro dell’Ortomercato e a pochi metri dall’ingresso del campo nomadi. "Uno scenario da film dell’orrore", scuotono la testa sconsolati i cittadini della zona, che sono sì abituati a scene di questo tipo ma che vorrebbero una soluzione una volta per tutte. Tradotto: "Decoro e legalità". La sera di mercoledì 13 ottobre, il fuoco e le fiamme avevano nuovamente attirato l’attenzione: il rogo ha fagocitato veicoli di dubbia provenienza, presumibilmente rubati, e ha fatto scattare l’allarme e l’intervento dei vigili del fuoco. Ora, non è chiaro se le carcasse di macchine in bella vista siano quel che resta di quell’incendio o se nel frattempo le auto bruciate siano aumentate.

In ogni caso la colonna nera e l’odore acre, quella sera, in questa zona alla periferia sud est della città non hanno rappresentato una una novità. "Purtroppo le officine improvvisate e i veicoli ammassati sono la normalità", sottolineano alcuni abitanti, che vivono poco distante e che chiedono l’anonimato "perché la situazione è delicata. Solitamente vengono prelevati pezzi di auto all’interno del campo, dopodiché i veicoli vengono spostati fuori e bruciati per non lasciare tracce". Mercoledì della scorsa settimana le fiamme erano state domate in poco tempo e per strada erano poi rimasti solo i veicoli distrutti in attesa della rimozione.

Nessuno, per fortuna, è rimasto ferito né intossicato. Ora però il dito è puntato sulla fila di auto annerite. E sul neo-Bonfadini. E’ rimasto solo il campo regolare al civico 35, "dove accanto a chi gestisce le officine abusive vivono famiglie nomadi perbene", sottolineano sempre gli abitanti, mentre la parte irregolare, al civico 38, era sparita la scorsa primavera: il 4 maggio, addio al campo abusivo quando all’alba la polizia locale aveva sequestrato l’insediamento all’incrocio con via Zama, gemello di quello regolare al civico 35, iniziando le operazioni di smantellamento di baracche e villette in muratura. Gli abitanti erano stati assistiti dai Servizi sociali del Comune anche se in tanti avevano declinato le offerte di aiuto.

I sigilli all’area sono arrivati a seguito dell’inchiesta che ha certificato l’esistenza di un’associazione a delinquere che riciclava illecitamente rifiuti e che aveva il suo quartier generale proprio in quell’area. In quell’occasione, 33 furono gli arrestati. Come emerso dalle indagini, alcuni imprenditori preferivano affidarsi a una famiglia di sinti di origini abruzzesi per smaltire scarti di materiali edili o di altra natura, invece di rivolgersi alle ditte autorizzate e seguire tutta la trafila, che comportava costi più alti.

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