"Ora basta, ti ammazzo" Arrestato marito violento

Truccazzano, la donna è stata minacciata di morte davanti al figlio

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Minaccia di morte la compagna davanti al figlioletto e finisce in manette. Un’altra storia di vessazioni e maltrattamenti a Truccazzano, i carabinieri tornano nel piccolo centro della Martesana per fermare un uomo violento, a neanche un mese dal femminicidio di Alessandra Cità, la tranviera ammazzata dal fidanzato geloso con un colpo di fucile in faccia. Il 19 aprile, gli uomini del capitano Giuseppe Verde erano piombati nella villetta in via Cassanese seguendo le indicazioni fornite da Antonio Vena, reo confesso. Ieri, invece, ci sono arrivati su richiesta della 37enne che da tempo subiva le angherie dell’uomo, dal quale sette anni fa ha avuto un bambino. Qualche settimana fa l’aveva denunciato. In caserma aveva raccontato le botte e gli insulti, episodi diventati un ‘rito’ quotidiano. Si era resa conto di essere di fronte a un’escalation pericolosa grazie alla Rete Viola che l’ha presa sotto la propria ala. Si era rivolta alla task-force messa in campo dai Comuni per aiutare le vittime a uscire dalla spirale infernale. A innescare tutto, l’ennesima lite per futili motivi e quelle parole, "Ti ammazzo, ti ammazzo", ripetute fino a farle vincere la paura di rompere il rapporto malato e spingerla a comporre il numero d’emergenza. La pattuglia è volata, lui ha dato in escandescenze dopo aver capito che lei stavolta avrebbe provato davvero a lasciarsi tutto alle spalle. Il Codice Rosso, che non si fermato neanche con il Covid, ha portato l’aguzzino in cella, a San Vittore. Mentre per la giovane mamma continua il percorso di rinascita. È una delle 187 mogli e fidanzate che hanno lanciato un Sos alla rete territoriale.

Storie diverse, eppure identiche nella sostanza: dietro un’apparenza felice si annida il dramma. Hanno cultura medio-alta, un reddito e un ruolo sociale. Ma non basta, la violenza è un virus trasversale che può contagiare tutte. Per 118 di loro è già scattato un progetto di salvataggio, otto sono arrivati a termine, ma non tutti nello stesso modo: cinque hanno continuato nel difficile cammino di ricostruzione con il supporto del team pubblico, tre sono ritornate a casa. "Prima di tutto bisogna ammettere di avere un problema con se stesse - spiegano al centro - il primo passo è il più difficile". Troppe, ancora, non fanno in tempo.

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