Milano, il litigio sul ballatoio e poi la spinta: fermato l'assassino di via Vismara

Lo scontro per le bilance rubate, l’offesa al telefono e l'omicidio: "Muori"

Una foto dai social con il morto (primo da destra) e l’assassino (secondo da sinistra)

Una foto dai social con il morto (primo da destra) e l’assassino (secondo da sinistra)

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Milano, 18 giugno 2021 - La lite per il ricavato di tre bilance rubate. Il duro faccia a faccia tra urla, insulti e accuse reciproche. Un uomo a terra, precipitato da un’altezza di 5 metri, e il rivale che recupera frettolosamente vestiti e valigia e svanisce nel nulla. Non è morto per una caduta accidentale Badr Ettouri, trentaduenne marocchino che abitava in uno stabile dismesso di via Vismara, di fronte all’Ortomercato: secondo le indagini della polizia, è stato ucciso attorno alle 2.30 del 30 maggio scorso dal connazionale ventinovenne Abderrazzak Zarouali, che l’ha atteso per un’ora e mezza davanti casa e l’ha affrontato armato di un cacciavite e di un martello a forma di ascia, per poi buttarlo giù dal ballatoio. Il presunto assassino è stato intercettato in compagnia di una donna alle 10.50 di domenica alla stazione Porta Nuova di Verona da agenti della Polfer e poi sottoposto a fermo dai colleghi della Squadra mobile di Milano; il provvedimento è stato convalidato ieri dal gip del Tribunale veneto, con contestuale trasmissione degli atti al pm Bruna Albertini, che sta coordinando le indagini sul caso.  L’inchiesta parte alle 14.15 del 30 maggio, quando gli agenti delle Volanti arrivano in via Vismara e scoprono il cadavere di Ettouri. Il primo esame del medico legale non evidenza segni di violenza sul cadavere, e i polsi fratturati e il trauma facciale fanno pensare a una caduta accidentale. Tutto cambia una settimana dopo, la mattina del 7 giugno, quando il fratello maggiore del morto, arrivato apposta dalla Spagna, si presenta negli uffici del commissariato Mecenate per riferire di aver saputo della morte di Badr dal suo coinquilino nel corso di una telefonata su Whatsapp. Di più: quell’uomo, K.Q., gli ha spiegato che il trentaduenne ha litigato con un connazionale che lui conosce come "Aberazak Zarwali" e che quest’ultimo l’avrebbe fatto precipitare dal ballatoio; ha aggiunto che il presunto omicida dormiva sporadicamente nel loro appartamento e che quella notte stessa si è allontanato, rispondendo solo "è caduto" alle domande sulla dinamica dell’accaduto. K.Q. ha pure inviato a Mohamed una foto in cui si vedono lui, Badr e soprattutto l’assassino. Quel volto viene inserito nel programma Sari di riconoscimento facciale, che rimanda una corrispondenza "con ampio margine di precisione" con il ventinovenne Zarouali. È lui l’uomo da cercare. Nelle ore successive, gli investigatori della Omicidi, coordinati dal dirigente Marco Calì e dal vice Alessandro Carmeli, riescono a rintracciare sia K.Q. che un altro inquilino di via Vismara 15. Il primo conferma quanto spiegato in precedenza a Mohamed, arricchendo il racconto di particolari decisivi per dimostrare la premeditazione dell’agguato: in sostanza, dice che Zarouali si era sentito offeso da alcune frasi che Ettouri gli aveva rivolto al telefono (convinto che avesse venduto tre bilance elettroniche che avevano rubato insieme senza spartire con lui il ricavato), che voleva fargliela pagare a tutti i costi e che dopo averlo ucciso era rientrato in casa sussurando una frase araba che in italiano si può tradurre con "Muori, muori". Spaventato, K.Q. era uscito per accertarsi che Badr stesse bene e lo aveva trovato riverso a terra, immobile.

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