Omicidio via Ponte Seveso a Milano, l’assassino ripreso a vendere il bottino

Il ventiduenne ecuadoriano Carlos Velasco filmato dalle telecamere in un Compro oro in zona Centrale. I due aggressori di Fernanda Cocchi davanti al gip per la convalida

Le Volanti della polizia davanti allo stabile di via Ponte Seveso 26: la novantenne Fernan

Le Volanti della polizia davanti allo stabile di via Ponte Seveso 26: la novantenne Fernan

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  Non c’è solo l’immagine dell’uomo incappucciato che entra nel condominio di via Ponte Seveso 26 nel primo pomeriggio di venerdì, poco prima che l’inquilina del primo piano, la novantenne Fernanda Cocchi, venga uccisa con un colpo di ferro da stiro alla testa. C’è pure un altro filmato a inchiodare il ventiduenne ecuadoriano Carlos Gabriel Velasco, fermato nella notte tra sabato e domenica insieme al quarantaquattrenne peruviano Mario Abraham Calero Ramirez con l’accusa di aver assassinato l’anziana nel corso di una rapina in casa. Sì, perché il volto del ragazzo, che fino a pochi giorni fa abitava con alcuni parenti in viale Mar Jonio, sarebbe stato immortalato anche dall’occhio elettronico installato nel Compro oro in zona Centrale dove il più giovane dei sudamericani si è recato (registrandosi con il suo documento e quindi fornendo le vere generalità) per vendere due collane e un anello rubati alla signora Fernanda in cambio di 300 euro. Gli oggetti sono stati recuperati dagli specialisti della Omicidi della Squadra mobile, coordinati dal dirigente Marco Calì e dal vice Alessandro Carmeli, che stanno proseguendo le indagini per cercare più riscontri possibile all’ipotesi investigativa della prima ora, che ha portato a bloccare Velasco e Ramirez nel giro di un giorno. Nella tarda mattinata di oggi, i due, entrambi a San Vittore, saranno davanti al gip per la convalida del fermo di indiziato di delitto emesso dal pm Rossella Incardona: bisognerà vedere se decideranno di avvalersi della facoltà di non rispondere, come già fatto la notte del fermo, o se replicheranno alle pesantissime accuse loro contestate. Stando a quanto ricostruito finora, potrebbe essere stato il quarantaquattrenne – difeso di fiducia dall’avvocato Giuseppe Frojo e in Italia da irregolare almeno dal 2017 – ad avere l’idea di derubare la novantenne, visto che abitava nello stesso stabile, ospite nel trilocale in cui risiedono il fratello, la moglie e alcuni figli della coppia. Sempre secondo gli accertamenti investigativi, è stato lui a lasciare aperto il portone d’ingresso di via Ponte Seveso 26 per consentire all’incappucciato, il complice Velasco, di entrare nel palazzo. Poi il raid nell’appartamento, la verosimile reazione della vittima e il colpo sferrato con il ferro da stiro. Quindi la fuga, durata poco più di 24 ore.  

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