Milano, uccise a coltellate la rivale in amore: dopo 6 anni è fuori dal carcere

Da due anni la giovane donna ha ottenuto benefici dell’articolo 21 che le consentono di uscire dal carcere per lavorare. Ogni giorno di libertà è raccontato sul suo profilo Facebook

Vittoria Orlandi

Vittoria Orlandi

Milano, 28 luglio 2019 - Lei 58 anni, moglie, madre e casalinga. L’altra, 28 anni, avvenente specializzanda in Neurochirurgia. Tra loro, l’uomo conteso è un medico di 61 anni, marito della prima, amante della seconda.

Sono le coordinate di una storia sentimentale che inizia quasi per gioco, con la leggerezza, forse, di una sfida all’età (per entrambi), che diventerà un amore malato e finirà in tragedia, con la morte della moglie, uccisa a coltellate dall’amante. In questa storia c’è una donna che ha pagato senza colpa, un uomo che ha visto morire la compagna di una vita, c’è una figlia che ha perso la madre, e c’è una ragazza dal futuro promettente, laureata con lode e menzione d’onore, che si è trasformata in una assassina. Questa ragazza nel 2012 è stata condannata in abbreviato a 14 anni di reclusione, l’accusa era pesantissima, omicidio premeditato. Il pm ne aveva chiesti 30 perché la giovane il giorno dell’omicidio aveva con sé un coltello dalla lama di 20 centimetri, ma il gup le ha, invece, riconosciuto tutte le attenuanti. Da due anni la giovane donna ha ottenuto anche i benefici dell’articolo 21 che le consentono di uscire dal carcere per lavorare come medico sulle ambulanze. La sua nuova vita è testimoniata dai social.

È una fredda mattina di novembre del 2011 quando Patrizia Reguzzelli, 58 anni, moglie del medico Marzio Brigatti, viene sgozzata e scaricata in una piazzola di sosta poco fuori Milano. Ad ammazzarla così brutalmente, per gelosia, è Vittoria Orlandi, 28 anni, brillante ed avvenente, laureata in Medicina con il massimo dei voti, specializzanda nello studio del marito della donna. In quello studio medico era nata relazione fra lei e Brigatti. Un anno e mezzo fra alti e bassi, rivalità, ufficializzazioni e pentimenti, convivenze e ritorni a casa. A fine settembre del 2011 Brigatti lascia definitivamente la Orlandi e, pentito, torna in famiglia. È così che esplode la follia della bella dottoressa. Ingenuamente convinta che la giovinezza e l’avvenenza bastassero a scardinare le basi di un lungo matrimonio e di un sentimento profondo, decide di affrontare la moglie di Brigatti. Le chiede un appuntamento per un chiarimento. Le due donne si incontrano a Milano, in piazzale Loreto, sono in auto. La Orlandi è armata di coltello, non bastano le sue rivelazioni più intime sui rapporti con l’ex amante a turbare la moglie: «Lasciaci stare, hai l’età di nostra figlia, rassegnati, per te è finita».

La Orlandi tira fuori il coltello e punta dritto alla gola, la Reguzzelli muore subito. Lei la scarica in strada e manda un messaggio all’ex amante che la convince ad andare a casa dove i carabinieri la arresteranno per omicidio premeditato. Per gli investigatori la Orlandi non ha mai mostrato segni di pentimento. «Ora che ho detto tutto posso andare a casa?», dirà la dottoressa dopo l’interrogatorio fiume in cui confessa di avere ucciso la rivale per gelosia: «Lei era l’unico ostacolo al mio sogno d’amore». Dopo circa sei anni di reclusione la Orlandi lavora all’esterno del carcere, il beneficio dell’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario le è stato concesso dal tribunale di Sorveglianza. Ogni suo giorno di libertà è raccontato sul suo profilo Facebook, aperto e visibile a tutti. Lei che presta servizio sulle ambulanze, orgogliosa, lei che va al ristorante, in piscina, lei che fa commenti sulla sua linea, mette i tacchi, veste da principessa con la coroncina e scrive «ho bisogno di amore». Marzio Brigatti, il suo ex, oggi ha 69 anni: «No, non vado a trovarla da anni, non voglio nemmeno sapere se è già libera, dopo così pochi anni, né voglio sapere cosa fa ora. Voglio solo essere dimenticato».

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