Affori, omicidio Pozzi: spuntano altri testimoni

Fissata l’udienza preliminare per la figlia della vittima

Simona Pozzi

Simona Pozzi

Milano, 8 agosto 2019 - Simona Pozzi, la 46enne accusata dell’omicidio del padre Maurizio, si troverà presto ad affrontare una decisione importante. Il 16 novembre è stata fissata l’udienza preliminare davanti al gip Valerio Natale. Fino a tre giorni prima di quella data potrebbe chiedere di essere giudicata in abbreviato, questa ipotesi le porterebbe un consistente sconto della pena, ma dovrebbe ammettere di essere colpevole. Dovrebbe confessare un primo tentato omicidio e poi un consumato omicidio sempre ai danni del padre.

La donna, al contrario, anche pubblicamente si è sempre dichiarata innocente. Indizi a suo carico, sì, forse, ma nulla di determinate, nulla che al momento abbia convinto i giudici. Lo storico commerciante di scarpe di Affori, Maurizio Pozzi fu ucciso nel suo appartamento in via Carli il 5 febbraio 2016. Le indagini della Squadra mobile puntarono subito sulla figlia, che secondo le accuse avrebbe commissionato il delitto per motivi economici. Il gip di Milano aveva negato la custodia in carcere chiesta dai pm Alberto Nobili e Antonio Pavan. La Procura aveva poi presentato ricorso al Riesame che, nel primo giudizio, aveva dato parere positivo all’arresto emettendo una ordinanza di custodia cautelare nei confronti della 46enne. Giudizio ribaltato però dalla Cassazione che, accogliendo il ricorso della difesa di Pozzi, aveva annullato il provvedimento rimandando la decisione ad altri giudici del Riesame. Giudici che, questa volta, avevano detto no all’arresto.

La Cassazione aveva precisato: «vi sono plurimi indizi del fatto che nel 2013 la donna aveva dato mandato ad alcuni soggetti di aggredire il padre nella Bergamasca». Su quest’accusa di tentato omicidio il Riesame aveva però in due fasi successive bocciato l’arresto. La donna, difesa dal legale Franco Silva, è rimasta dunque sempre libera, anche se indagata per omicidio volontario e tentato omicidio. Le indagini dei pm, in particolare, avevano messo in luce un rancore nato per motivi soprattutto economici, la donna avrebbe «dilapidato» in pochi anni circa 800mila euro del patrimonio familiare, per questo la casa dei genitori sarebbe andata all’asta. E ancora solo Simona Pozzi aveva le chiavi della casa in cui è stato trovato il corpo del padre. L’alternativa all’abbreviato, oltre all’eventuale prosciogliemento abbastanza raro in questi casi, sarebbe il dibattimento, la donna dovrebbe affrontare il processo pubblico in Assise. Sulla prima tranche del tentato omicidio, entro la fine dell’anno, potrebbe pesare anche la prescrizione. La scelta del dibattimento, per l’ipotesi restante di omicidio, potrebbe però rivelarsi rischiosa per la donna, perché i testimoni dell’accusa potrebbero rivelare nuovi dettagli, veri o presunti, sui quali sarebbe determinante la bravura degli avvocati.

 

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