STEFANIA TOTARO
Cronaca

Uccise il padre e lo fece a pezzi: "Esordio psicotico ma non è una diagnosi definitiva"

Sesto, Gianluca Loprete domenica 12 giugno ha tolto la vita e infierito sul papà Antonio, 57 anni

Omicidio Loprete

Sesto San Giovanni (Milano) - Uccidere il padre e poi tagliarlo a pezzi appare "un delitto di esordio psicotico", commesso da un infermo totale di mente ma a 19 anni si è ancora troppo giovani per una diagnosi definitiva. Così la Procura non esclude di disporre una propria consulenza. Si è complicata ieri la discussione della perizia psichiatrica in incidente probatorio per Gianluca Loprete, il ragazzo che domenica 12 giugno scorso ha tolto la vita e infierito sul papà Antonio, 57 anni. A disporla era stata la giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Monza Silvia Pansini, su richiesta del magistrato che coordina le indagini sul delitto dei carabinieri di Sesto San Giovanni, il pm della Procura di Monza Carlo Cinque. La formula dell’incidente probatorio serve a trasformare le conclusioni della perizia in una prova come atto irripetibile in vista del processo davanti alla Corte di Assise dove, in caso di dichiarazione di infermità totale di mente, la sentenza è quella di assoluzione. L’esperto nominato dalla giudice un collega nominato dal difensore dell’indagato, l’avvocato Mauro Straini, hanno quindi esaminato il 19enne per valutare se fosse capace di intendere e di volere al momento del fatto. Il pm non aveva inteso nominare un proprio consulente di parte perchè sembrava superfluo e avrebbe comportato una spesa ulteriore per i contribuenti, ma ora le conclusioni della perizia in incidente probatorio gli lasciano qualche dubbio sull’ipotesi che concretamente un ragazzo ancora in crescita possa ricevere una diagnosi psichiatrica definitiva.

Sul piatto della bilancia c’è la vita di un adolescente per cui decidere se aprire la strada del carcere oppure di una struttura dove possa venire curato e anche tenuto in sicurezza se ritenuto socialmente pericoloso. Ieri Gianluca, che per intanto è ancora detenuto dietro le sbarre della casa circondariale di Pavia dal giorno dell’arresto, ha voluto partecipare all’udienza in tribunale: jeans e maglioncino scuro, manette ai polsi, è entrato nell’ufficio della giudice e ha seguito la discussione che lo riguardava per poi tornare in cella. "Ho ucciso mio padre, ho fatto una cazzata", aveva detto al 112 il 19enne dopo l’omicidio, di fatto confessando di essere il responsabile della morte del genitore. Poi si era chiuso nel silenzio. Il 57enne era stato trovato in camera da letto, smembrato e sezionato in diverse parti. Le tracce di sangue più consistenti proprio sul letto, dove era stato trovato anche un coltello da cucina, identificato come l’arma del delitto. Sia il padre che il figlio, che vivevano insieme, sono risultati soffrire di depressione.